(segue) Per il terzo anniversario della Marcia su Roma
(28 ottobre 1925)
[Inizio scritto]

      Siamo ormai alla cima perfetta. Tutto questo ci impone dei rudi doveri, e un alto e consapevole senso di responsabilità non soltanto collettiva, ma individuale. Ognuno di voi deve considerarsi un soldato; un soldato anche quando non porta il grigio-verde, un soldato anche quando lavora, nell'ufficio, nelle officine, nei cantieri, o nei campi; un soldato legato a tutto il resto dell'esercito;. una molecola che sente e pulsa coll'intero organismo.
      Signori! Io credo fermissimamente nel destino di potenza che aspetta la nostra giovane Nazione. E tutti i miei sforzi, tutte le mie fatiche, le mie ansie, i miei dolori sono diretti a questo scopo. Da che cosa deriva mai in me questo senso di fiducia, di incrollabile fiducia? V'è qualcosa di fatale nell'andare del nostro popolo. Pensate al cammino percorso durante un secolo; pensate che i primi moti per l'indipendenza italiana sono del 1821, che l'insurrezione fascista è del 1922. In un secolo abbiamo realizzato dei progressi giganteschi. Oggi questo movimento è accelerato; accelerato dalla nostra volontà, e tutto il popolo partecipa a questa fatica.
      Vinceremo: perché questa è la nostra precisa volontà. Il Governo si considera come lo stato maggiore della Nazione che si affatica nell'opera civile della pace. Il Governo è insonne perché non permette che i cittadini siano dei poltroni; il Governo è duro, perché considera che nello Stato non abbiano diritto di cittadinanza i nemici dello Stato; il Governo è inflessibile, perché sente che in questi tempi di ferro solo le volontà inflessibili possono marciare. Tutto il resto è nebbia, che si disperde ai primi raggi del sole.
      Signori! Ho finito, perché voglio dimostrare la mia simpatia al vostro illustre Sindaco imitandolo anche nella tacitiana sobrietà del suo discorso. Noi ci separiamo dopo un'ora vissuta in una comunione indimenticabile; partiamo con nell'animo un vibrare di sentimenti profondi: il Risorgimento, la Guerra, la Vittoria, il Fascismo: tutto ciò è nel profondo del popolo, tutto ciò esiste, tutto ciò è materia viva e vitale della nostra storia.

(segue...)