(segue) Elementi di Storia
(31 ottobre 1925)
[Inizio scritto]
L'Aventino non scende per la
semplice ragione che — come Aventino — è morto.
L'estate è dedicata al lavoro. Le leggi per garantire il
regime sono necessarie, ma è altrettanto necessario andare
incontro ai bisogni del popolo, specie di quello più a lungo
dimenticato.
Il Governo impegna tre battaglie:
una per la lira; una per il grano; una per l'Italia Meridionale. Tre
battaglie che sono ancora in pieno svolgimento, ma con preludi
soddisfacenti. La lira che aveva toccato 150 nei confronti della
sterlina, viene ricondotta a 120; la battaglia del grano suscita
consensi ed energie in ogni angolo dell'Italia; da ultimo l'Italia
Meridionale vede, sente che si fa sul serio e scompare quello
scetticismo che decenni di vane promesse avevano pienamente
giustificato. All'attività incessante e feconda del governo,
fa netta antitesi la paralisi di tutti i partiti della opposizione
alla Camera e fuori. Ognuno palesemente o no si convince che
nell'Italia del 1925 giganteggia solo il Fascismo.
III.
Ma è nella prima decade di
ottobre che si affrontano le riforme decisive.
La superficiale accusa che il
Partito fascista non abbia compiuto una rivoluzione per il semplice
fatto che non ha di colpo modificato od abolito con un sistema di
leggi l'ordine giuridico-politico precostituito, cade dinanzi alla
nuova realtà. Tutte le Rivoluzioni — dalla francese alla
russa — sono legislative solo nel secondo o terzo tempo. Nel
campo politico-amministrativo si crea il Governatorato di Roma, il
Podestà nei comuni, l'ampliamento della autorità
prefettizia, il Dicastero della Presidenza, l'abolizione
dell'articolo 10 dello Statuto, le leggi repressive contro i nemici
del regime all'estero, la sistemazione delle finanze locali. Nel
campo sociale si accetta la riforma del riconoscimento giuridico dei
sindacati, la magistratura del lavoro e l'introduzione della
rappresentanza corporativa nel Senato. Nel campo dell'Amministrazione
Militare procede l'unificazione dei servizi uguali o affini. Questi
dieci giorni d'intenso lavoro, durante i quali si sono veramente
gettate le basi di un nuovo regime si chiudono con la cerimonia di
Anzio per l'inaugurazione del cavo col Sud-America, impresa
gigantesca, fascisticamente realizzata nella metà del tempo
previsto! Accanto a questa opera di governo e di partito —
Consiglio di Ministri e Gran Consiglio — avviene l'accordo fra
la Confederazione dell'Industria e quella delle Corporazioni
fasciste, accordo di un'importanza enorme; poiché, se i
progetti e i decreti-legge dell'onorevole Federzoni liquidano
trent'anni di cattiva pratica amministrativa locale e di pessimo
suffragio, l'accordo dei due massimi organismi sindacali, seppellisce
venti anni di propaganda e di azione sindacale rossa. L'ordinamento
corporativo prende quindi l'avvio da un monopolio di fatto realizzato
dalle Corporazioni fasciste. Le rimanenti organizzazioni rosse e
bianche sono destinate a fondersi o a perire. Nessuna forza può
arrestare questo fatale andare delle cose e i primi ad esserne
convinti, sono gli stessi dirigenti avversari le cui proteste sempre
più fioche denotano ch'essi sentono di avere perduto la
partita, oramai, irremissibilmente.
(segue...)
|