(segue) 4 Novembre
(4 novembre 1925)
[Inizio scritto]
Poi a mano a mano che i mesi
passavano, il travaglio è diventato più profondo:
bisogna scegliere e decidersi. Quali le ragioni, quali gli elementi
che spingevano all'intervento dell'Italia nella guerra mondiale? Vi
era una corrente che sosteneva la guerra in nome degli ideali di
libertà e di una idea umanitaria e di giustizia; un'altra per
la conquista dei confini della Patria e infine una terza corrente che
voleva la guerra non per obbiettivi lontani e nemmeno per obbiettivi
territoriali; ma semplicemente per togliere la Nazione da uno stato
di inferiorità morale. Certamente voi ricordate quei mesi che
si conclusero nel maggio radioso quando Genova fu scossa dalla voce
formidabile del Poeta e Milano e Roma erano dominate dall'estremismo
popolare che travolse le ultime barriere. Fu allora che per la prima
volta il popolo si impose al Parlamento; fu allora che per la prima
volta 300 deputati furono travolti dal popolo che voleva essere
arbitro dei suoi destini.
Non si può spiegare
l'intervento della moltitudine italiana senza ricordare l'opera di
Gabriele d'Annunzio, il quale, quando molti esitavano ancora, scosse
nel maggio il popolo italiano in maniera decisiva e indistruttibile.
E fummo alla guerra. Il popolo
andò alla guerra con entusiasmo.
Vi furono duecentomila volontari:
questo dimostra che la guerra era popolare, ma anche la massa
mobilitata si recò alla frontiera con alto senso del proprio
dovere; ma, o signori, la guerra non è un affare di ordinaria
amministrazione, come la sostituzione di un Commissario Regio o la
destituzione di un Prefetto.
La guerra che mette in giuoco
l'esistenza, l'avvenire, il destino di tutto un popolo è
l'atto più solenne che questo popolo compie nella sua storia;
e allora è necessario di educare gli uomini alla grandezza
degli eventi.
(segue...)
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