(segue) 4 Novembre
(4 novembre 1925)
[Inizio scritto]
Fu nel 1921, quando un manipolo di
deputati fascisti alla Camera dei deputati scacciò un
disertore, che si cominciò a capire che c'era qualche cosa di
nuovo in Italia.
Il fante era tornato dalle
trincee, anzi era stato disperso dalle trincee.
Quale era il tuo bottino, o fante
scalcinato, o fante tricolore, per il rosso delle trincee carsiche,
per il bianco dei ghiacciai alpini e per il verde della bile che ti
avevano fatto mangiare gli imboscati durante la guerra? Eccolo il tuo
bottino: il pacco vestiario. Ci fossero state almeno delle
soddisfazioni morali!
Bisognava portare almeno i nostri
battaglioni superstiti a sfilare nelle capitali nemiche; ma voi
sapete come all'ultimo minuto mutò scena.
Tu non dovevi avere nemmeno quella
soddisfazione.
Si disse al fante: tu dovrai
nascondere i segni delle tue ferite; tu non dovrai portare i simboli
del valore sul tuo petto; tu dovrai diventare numero nella
moltitudine e dimenticarti di aver fatto la guerra perché è
l'ora dell'espiazione. È questa la parola funebre,
catastrofica, venuta dall'abisso dell'abiezione, che dominò
lo, spirito del popolo in quel tempo. Si voleva che si espiasse il
delitto della guerra: e si voleva un'inchiesta sulla guerra, come se
la guerra fosse un'operazione amministrativa qualunque e si voleva
colpire i grandi generali, verso i quali deve andare la gratitudine
del popolo anche se hanno sbagliato, perché dobbiamo tener
conto delle enormi difficoltà, che essi hanno in certe ore
guidando un Esercito.
Intanto i diplomatici si sedevano
attorno a un tavolo verde. Erano eloquenti o non erano eloquenti,
pensavano al popolo italiano o vi pensavano pochissimo; ma la
vittoria era ancora quasi sconosciuta al popolo. Non la sentiva. Fu
solo più tardi nel 1922 che il popolo si rese finalmente conto
del miracolo che egli aveva compiuto. Miracolo! Prodigio, prodigio
umano. Pensate, o commilitoni, alla storia italiana di questo scorcio
di secolo e vi troverete quasi certamente il segno di Dio. Pensate al
periodo che va dal '20 al '48, periodo delle cospirazioni, degli
esili; pensate alla guerra temeraria del piccolo Piemonte del '48 e
'49. E una delle cause della rotta di Novara fu, lo hanno
riconosciuto gli storici, la eccessiva libertà di stampa.
(segue...)
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