(segue) 4 Novembre
(4 novembre 1925)
[Inizio scritto]
Guardiamo con un occhio alla
colomba della pace che pure si leva negli orizzonti lontani, ma con
l'altro occhio guardiamo alle necessità concrete della vita,
alla storia che non può essere contenuta in nessun trattato,
alla storia che ci mostra il sorgere, il crescere, il declinare degli
individui e dei popoli, alla storia che crea i grandi squilibri
fatali. Speriamo che la storia di domani abbia un corso diverso da
quello di ieri, ma nell'attesa di questo miracolo noi dobbiamo
agguerrirci, noi dobbiamo avere un Esercito potente, una Marina
valida, un'Aviazione che domini i cieli, e soprattutto uno spirito in
tutte le classi del popolo disposto al sacrificio.
Nel 1836, dopo la spedizione
infelice della Savoia, Giuseppe Mazzini si domandava: «E se
questa Patria non fosse che una illusione? E se l'Italia, esaurita da
due epoche di civiltà, fosse oggi condannata a giacere senza
nome e senza missione, aggiogata a nazioni più giovani e
rigogliose di vita?».
Quando Mazzini dettava queste
parole, il suo animo era sconvolto da quella che si può
chiamare la tempesta del dubbio. Oggi, dopo un secolo, è
ineffabile per noi, italiani di questa generazione, poter sciogliere
questo dubbio angoscioso e dare, attraverso Vittorio Veneto, la
risposta trionfale a questo interrogativo.
No! La Patria non è una
illusione, la Patria è la più grande, la più
umana, la più pura delle realtà! No! L'Italia non si è
esaurita nella prima e nella seconda civiltà e ne sta creando
una terza!
Nel nome del Re e nel nome
dell'Italia, col braccio, con lo spirito, col sangue, con la vita,
commilitoni, la creeremo.
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