(segue) Sintesi della politica fascista
(18 novembre 1925)
[Inizio scritto]
Questi principi non giovano
soltanto all'Italia, giovano a tutti i paesi civili. Ora in alcuni di
questi paesi vi sono individui, vi sono gruppi politici i quali
pensano assurdamente di stabilire una specie di reticolato morale
intorno all'Italia fascista. Vi sono individui oltre i confini i
quali, ad esempio, non essendo ancora riusciti ad espellere dalle
loro carcasse tutto ciò che di torbido e di abietto vi avevano
colato i regimi absburgici, si permettono di insultare nei loro
Parlamenti questo regime e questo magnifico popolo. Or bene, bisogna
sapere, e tutti lo sanno qui e fuori di qui, che nessun regime è
mai caduto sotto pressioni provenienti dall'estero e che tutti gli
italiani quando siano minacciati dall'estero diventano un solo uomo.
Domani due milioni di giovani raccoglierebbero la mia parola
d'ordine.
Una voce. — Tutto il Paese!
Mussolini. — Non intendo di
elevare minaccie, ma semplicemente, anche nella mia qualità di
capo responsabile del Governo italiano, di elevare un fierissimo
monito perché sia inteso dovunque.
Ora con quella fraternità
che voi mi conoscete, anche quando non si esprime attraverso le
parole, con quella fraternità di capo e di gregario che ha
vissuto in tutte le ore di questi sei anni di formidabile battaglia
la nostra passione, vi ringrazio.
Voi sapete che io non faccio
grandi parole, ma dei fatti. Del resto i miei discorsi sono dei
fatti, o li registrano o li annunziano. In questo fascicolo di carte
vi sono delle grandi leggi, delle leggi fondamentali. Con esse il
regime fascista da una parte liquida tutto il passato, dall'altra
getta le solide basi del suo avvenire.
Con queste leggi, mentre si dà
finalmente una figura, una responsabilità al Governo, si va
incontro al popolo italiano, al popolo che merita di essere amato e
difeso e dà esempio quotidiano di una ammirabile disciplina.
(segue...)
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