(segue) Il Senato e la Massoneria
(20 novembre 1925)
[Inizio scritto]
Quando prima della guerra io mi
accorsi che la massoneria tentava di snaturare quelle che dovevano
essere le peculiarità caratteristiche del movimento
socialista, ingaggiai una lotta decisa e tenace contro la massoneria
che culminò nel congresso di Ancona in un contraddittorio,
forse non ancora dimenticato, che determinò l'incompatibilità
tra l'appartenenza al partito e l'appartenenza alla massoneria.
Non è dunque vero, come ha
sostenuto il sen. Corbino, che i fascisti siano diventati antimassoni
solamente quando i nazionalisti sono entrati nel Fascismo. L'on.
Corbino, che è versatissimo nelle discipline fisiche,
probabilmente non conosce con altrettanta esattezza la storia
politica, anche degli anni recenti. Dovrebbe allora sapere che il
Fascismo ha impegnato, secondo la buona strategia, le sue battaglie a
scaglioni. Prima ha demolito il bolscevismo, poi ha affrontato la
massoneria, finalmente il regime demoliberale. Tanto è vero
che il primo voto contro la massoneria è del Gran Consiglio
del 1923, quando la fusione coi nazionalisti non era ancora avvenuta,
od era avvenuta soltanto da pochissimo tempo.
Prima ancora, dunque. Voglio anche
aggiungere che la fusione è stata perfetta nella forma e nella
sostanza, negli uomini e nelle anime.
Voglio aggiungere ancora che gli
elementi venuti dal Nazionalismo sono tra i più disciplinati
del Partito nazionale fascista, e vi portano oltre la loro esperienza
politica un contributo di dottrina altamente rispettabile.
La mia esperienza politica mi
induce ad esaminare un dato della questione sul quale forse non è
stata sufficientemente diretta l'attenzione dell'assemblea: questo:
dove recluta la massoneria i suoi aderenti? Dividiamo la società
nazionale «grosso modo» in tre o quattro grandi classi.
Voi vedete che la borghesia attiva, quella che conta solo sulle sue
forze economiche e sullo spirito di iniziativa, rifugge dalla
massoneria. Questa è completamente ignorata dall'ambiente
rurale. Il popolo, il cosiddetto proletariato, ha sempre diffidato
della massoneria. Io credo che, se si potesse fare una statistica, si
vedrebbe che almeno l'80 per cento dei massoni sono tra i cittadini
che esercitano le professioni liberali: ad allora c'è la
speranza della carriera perché impiegati, medici, professori,
avvocati, ingegneri, ritengono di camminare più rapidamente
con l'appartenenza alla massoneria.
(segue...)
|