(segue) Parole ai docenti
(5 dicembre 1925)
[Inizio scritto]
Un giorno a Filippo di Macedonia
furono portate nella stessa ora tre notizie di questa specie: gli era
nato un figlio maschio; un suo generale aveva vinto una grande
battaglia contro gli libri; ed egli era stato proclamato vincitore
alle Olimpiadi. Quest'uomo atterrito da tanta fortuna si volse a
Giove e gli disse: — Ti prego, mandami subito una piccola
disgrazia.
Così dico a voi e ai
fascisti in genere di essere sempre vigilanti, di non credere nello
stellone, di abolire lo stellone stupido, perché nella vita si
cammina soltanto con la ferrea volontà che piega qualche volta
anche il destino, perché può sorprenderlo nelle ore
crepuscolari ed aggiogarlo al suo dominio.
Intendo che la scuola, tutta la
scuola, sia sovrattutto educativa, formativa e morale. Non è
necessario imbibire i cervelli con l'erudizione passata e presente.
L'erudizione non può essere che una speciale ginnastica
svedese necessaria per educare il cervello e tanto più sarà
utile quanto più presto sarà dimenticata nei suoi
dettagli inutili e superflui. È necessario invece che la
scuola educhi il carattere degli italiani. E allora, o colleghi, ecco
che il vostro compito diventa di un'importanza enorme. Voi non siete
soltanto coloro che spezzano il pane della piccola scienza o della
grande scienza; ma siete anche degli apostoli, siete anche dei
sacerdoti, siete degli uomini che hanno delle responsabilità
tremende e ineffabili: di lavorare sul cervello, sulla coscienza,
sugli animi.
Io credo che voi vi rendiate conto
di tutto quello che vi ho detto. E voglio aggiungere ancora che
accanto a questo lato della vostra attività non intendo di
trascurare l'altro. Poiché l'esistenza di coloro che hanno la
grande responsabilità di educare la generazione del popolo
italiano non deve essere ossessionata da un incompleto
soddisfacimento dei bisogni materiali della vita; poiché anche
questi esistono e qualche volta pesano gravemente sull'esistenza
umana. Bisogna quindi che gli insegnanti possano condurre una vita
degna, al riparo delle piccole necessità, che non abbiano
bisogno di darsi a delle occupazioni laterali che spesso non sono
degne e piegano il carattere a delle compromissioni non sempre
edificanti. Il Governo è deciso — e ve lo ha già
dimostrato — a tener conto di queste vostre necessità.
Ma dichiaro che queste necessità non possono essere avulse dal
quadro generale della vita nazionale e dalla reale situazione
finanziaria, poiché il Governo non dispone di ricchezze sue
proprie.
(segue...)
|