(segue) L'art. 13 della Legge sui rapporti collettivi di lavoro
(11 dicembre 1925)
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      Quali atteggiamenti prendono le parti su questo argomento nel mondo? In genere l'arbitrato obbligatorio incontra delle opposizioni tanto da una parte quanto dall'altra, tanto dalla parte dei padroni quanto da quella degli operai.
      Ma vediamo un poco i risultati che la politica di conciliazione ha ottenuto là dove è stata applicata.
      Negli Stati Uniti nel periodo compreso tra il 4 marzo 1913 e il 30 giugno 1923 (cioè si esamina qui un periodo di tempo di dieci anni) vi furono 5300 conflitti collettivi e ben 4186 furono regolati dai differenti organismi di conciliazione e di arbitrato che funzionano in quel paese.
      In Inghilterra, dove esistono magistrature non così precise come quella che stiamo creando ma esistono forme d'intervento dello Stato nelle controversie del lavoro, i ricorsi alla conciliazione in conformità della legge 1895 sono andati gradualmente aumentando. In Francia la conciliazione è facoltativa in virtù della legge del 1892.
      Su 18.245 scioperi che furono dichiarati dal 1893 al 1914, il 21 per cento furono sottoposti volontariamente dagli interessati alla procedura prevista dalla legge. Su questi, 1727 scioperi finirono grazie alle disposizioni legali.
      Interessanti anche sono i dati che si riferiscono all'applicazione della legge romena. Prima della legge ci furono 753 scioperi, nel 1920; nel successivo anno gli scioperi diminuirono a 87; il numero delle controversie che attraverso la legge furono sistemate fu di 123 nel 1920; 635 nel 1921; 1122 pel 1922.
      Un uomo di Stato romeno così commenta i risultati di questa legge: «Si può concludere che la legge del 1920 contribuì in moltissima parte a diminuire le giornate perdute nelle controversie del lavoro, il che ha avuto una felice ripercussione nella produzione nazionale per il paese non ancora sviluppato dal punto di vista industriale. Un milione e mezzo di giornate di lavoro perdute sono state invece economizzate ed è stato questo un grande vantaggio per la vita operaia e per la economia generale della Romania».

(segue...)