(segue) L'art. 13 della Legge sui rapporti collettivi di lavoro
(11 dicembre 1925)
[Inizio scritto]

      Queste associazioni sindacali non sono riconosciute ma possono esistere di fatto! viceversa sono vietate con pene stabilite le associazioni di ufficiali, sottufficiali, ecc. Credo che questo elenco non sia completo, credo che bisogna distinguere tra i dipendenti dello Stato quelli che prestano la loro opera in un ufficio e quelli che la prestano in un servizio, quelli che compiono funzioni di ordine meramente economico e quelli che compiono funzioni d'ordine non economico.
      Lo Stato è uno, è una monade inscindibile, lo Stato è una cittadella nella quale non vi possono essere antitesi né d'individui né di gruppi. Lo Stato controlla tutte le organizzazioni al di fuori ma non può essere controllato al di dentro; se no andremmo incontro a quella disintegrazione cui accennava l'on. Rocco nel suo alto e quadrato discorso, andremmo cioè incontro alla decadenza nazionale.
      Vi sono altri dipendenti dallo Stato le cui associazioni debbono essere vietate.
      Le disposizioni vanno completate, lo dico subito: in esse saranno compresi i professori delle scuole universitarie e i medi.
      Non ammetto che si tengano discorsi di questa specie, che si dica ad esempio, che i milioni che abbiamo dato ai professori delle scuole medie rappresentino una mezza vittoria. Sono quindici o venti milioni che vengono dai sudori e dal sangue del popolo italiano e se ne abbiamo dati tanti è segno che non se ne poteva dare di più.
      Bisogna dire netto l'alt! il professore compie una funzione nella vita nazionale altrettanto delicata di quella che può compiere l'ufficiale in attività di servizio o il magistrato.
      Il professore che modella gli spiriti e le coscienze e che può fare degli uomini degli eroi o dei pusillanimi, ha un compito importantissimo nella vita della Nazione. Quindi nello Stato deve essere atomo, non gruppo o associazione.

(segue...)