(segue) Difesa dell'Alto Adige
(6 febbraio 1926)
[Inizio scritto]
10°) completa trasformazione
della Scuola nel Tirolo italiano, introducendo l'insegnamento della
lingua tedesca in tutte le scuole.
Questi erano i propositi di coloro
che oggi protestano. Io credo che alla base di questa campagna stia
un fenomeno di ignoranza, io credo che molti germanici non ci
conoscano ancora: sono rimasti evidentemente, e questo anche si
spiega perché le evoluzioni morali dei popoli sono
necessariamente lente, sono rimasti evidentemente all'Italia di venti
o trenta anni fa; ignorano l'Italia che ha 42 milioni di abitanti
nella sua angusta penisola e avendone nove o dieci milioni
all'estero, porta la sua massa demografica a 52 milioni di anime; ma
ignorano soprattutto, oltre a questi dati puramente statistici, il
nostro spirito, il nostro senso di dignità, la nostra forza
morale e soprattutto l'Italia fascista. Essi la vedono ancora sotto
la specie dell'episodio politico e pittoresco; non hanno ancora
afferrato le forze profonde, gli istinti tradizionali che sono alla
base del nostro movimento e ne garantiscono la vita e ne assicurano
l'avvenire.
Impareranno? C'è da
augurarselo!
Comunque, io debbo dichiarare con
assoluta precisione che la politica italiana nell'Alto Adige non
defletterà di una linea.
Applicheremo rigorosamente,
metodicamente, ostinatamente, con quel metodo, con quella tenacia
fredda, che deve essere nello stile fascista, tutte le nostre leggi,
quelle votate e quelle che voteremo. Renderemo italiana quella
regione, perché è italiana. Italiana geograficamente,
italiana storicamente. Veramente del confine del Brennero si può
dire che è un confine segnato dalla mano infallibile di Dio. I
tedeschi dell'Alto Adige non rappresentano una minoranza nazionale,
rappresentano una reliquia etnica. Son 180.000 mentre nella sola
Cecoslovacchia il cui nucleo statale era diventato di cinque milioni
di cechi, ce ne sono tre milioni e mezzo.
(segue...)
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