(segue) Difesa dell'Alto Adige
(6 febbraio 1926)
[Inizio scritto]
Di questi 180.000, 80.000 io
affermo che sono italiani diventati tedeschi, e noi cercheremo di
riscattarli, di fare loro ritrovare i loro vecchi nomi italiani come
risultano da tutti gli atti dello stato civile e che abbiano
l'orgoglio di essere cittadini della grande Patria italiana.
Gli altri sono il residuato delle
invasioni barbariche quando l'Italia non potendo essere una Potenza
per se stessa era il campo di battaglia per altre Potenze di
occidente e del settentrione. Anche per costoro noi adotteremo la
politica romana della severa equanimità. Al popolo tedesco
diciamo: «Con te il popolo fascista vuole essere sincero amico,
ma amico guardandoti negli occhi, amico con le mani in alto, amico
senza sufficienze più o meno colturalizzate perché per
noi hanno fatto inesorabilmente il loro tempo».
Il mio discorso deve essere
considerato come una presa di posizione politica e diplomatica. Mi
auguro che sia inteso da chi di dovere in modo che il Governo
italiano non debba passare a risposte concrete come passerebbe, se
domani il Governo tedesco assumesse la responsabilità diretta
di quanto è accaduto e di quanto potrebbe accadere in
Germania.
Onorevoli Colleghi!
L'altro giorno un giornale
fascista, uno di quei giornali della provincia fascista, che io leggo
attentissimamente, stampava su sei colonne questo titolo:
«L'Italia fascista non
ammainerà mai la bandiera sul Brennero».
Io ho mandato il giornale al
direttore con questa rettifica:
«L'Italia fascista può,
se sarà necessario, portare oltre il suo tricolore, abbassarlo
mail»
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