(segue) «Se avanzo, seguitemi; se indietreggio uccidetemi; se muoio, vendicatemi»
(7 aprile 1926)
[Inizio scritto]

      Alcuni mesi fa ricevendo un fiero fascista di Toscana, l'onorevole Scorza, io gli fissai quattro punti, non quattordici, per le direttive di azione. Io dicevo che bisogna bandire dalle nostre file i litigiosi, quelli che hanno bisogno costantemente di piantare la grana, quelli che non vivrebbero, che non potrebbero vivere senza seminare intorno a sé litigio e discordia. Noi siamo così numerosi e il regime è così solido, così potente che noi possiamo completamente liberarci di questa zavorra umana. Bisogna che il fascismo nelle provincie, ovunque, ritrovi la sua tranquillità fraterna, e bisogna che i fascisti in quanto uomini, sappiano tollerarsi a vicenda. Questo è l'equilibrio dei partiti, questo è l'equilibrio morale che può dare la forza ai partiti. Quindi disciplina rigida, che si esplichi dall'alto al basso e dal basso all'alto. Disciplina sentita, sostanziale, profondamente morale. Bisogna poi che il partito si liberi di tutte le posizioni provinciali che sono ancora incerte. Altrimenti si adotterà, per talune località irriducibili, dove la bega è allo stato cronico, una punizione tipica, che consiste nel bandire i fascisti indisciplinati e litigiosi. Come abbiamo bandito moralmente gli avversari, così noi, d'ora innanzi, bandiremo quelle località dove il Fascismo continuasse a dar indegno spettacolo di se stesso!
      Camerati, vi è un altro punto che bisogna chiarire con parole schiettissime. La più alta espressione del regime è il Governo; quindi, tutto ciò che dal Governo dipende e discende è fascista. I fascisti debbono essere doppiamente disciplinati: come fascisti e come cittadini. Che non si crei il dissidio anacronistico, grottesco ed assurdo di credere che l'autorità dello Stato fascista sia autorità dalla quale si può prescindere, cadendo cioè in quella mentalità demagogica, stolta ed anarcoide, che noi abbiamo cauterizzata col ferro e col fuoco.

(segue...)