(segue) Cinque giorni in Tripolitania
(11-15 aprile 1926)
[Inizio scritto]
Questi uomini e queste donne che
alla vita forse troppo comoda e confortabile delle nostre città
preferiscono la vita sana e dura dei pionieri, sono veramente degni
di ammirazione: come degni di ammirazione sono i lavoratori, i
piccoli che sono venuti qui fidando sul loro capitale umano
rappresentato dalle loro braccia. Io dissi ad uno di questi coloni:
«La fede muove le montagne e feconda la terra»; ma la
fede non basta; occorrono mezzi. Non bisogna attendere tutto dal
Governo; anche questo è un mal costume degli italiani che
dobbiamo abolire. Là dove bastano gli individui, nulla si deve
chiedere alla collettività, perché il Governo
rappresenta la collettività ed il denaro che il Governo dà
è il denaro del popolo italiano stremato dal sangue e quindi
sacro fino all'ultimo centesimo.
Ma vi sono dei compiti per i quali
gli individui non hanno forze sufficienti, compiti di interesse
collettivo che poi si riverberano sull'interesse individuale.
Questi compiti spettano al
Governo, questi compiti sono affrontati dal Governo: questi problemi
saranno risolti dal Governo. Vedete che io non amo la forma
dubitativa e convenzionale. Io affermo. Quattro anni di Governo
fascista hanno dato le prove, non dirò della nostra capacità,
il che potrebbe apparire immodesto, ma della nostra tenacia. In
Italia abbiamo risolto e stiamo risolvendo decine di problemi, molti
dei quali risalivano all'epoca dei Governi passati. Vi sono problemi
che si chiamavano con un luogo comune, che era molto di moda:
«annosi»; la loro «annosità» si conta
a decine di anni.
In un caso io l'ho contata a
secoli; si trattava di una questione che si riferiva all'ex ducato di
Milano!
Ora tutti questi problemi vengono
affrontati e risolti e la Nazione è straordinariamente
laboriosa e considerevolmente disciplinata. Ora se io vi dico che
problemi di interesse generale che concernono Tripoli e la Colonia
saranno affrontati dal mio Governo, voi dovete crederlo perché
questa sarà la realtà di domani.
(segue...)
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