(segue) XXIV Maggio, a Genova
(25 maggio 1926)
[Inizio scritto]
Possiamo dunque commemorare le
giornate di Maggio, che sono sempre più radiose col volgere
degli anni e col volgere degli avvenimenti. È da quelle
radiose giornate e precisamente dai Fasci di azione rivoluzionaria,
che sono poi venuti i Fasci Italiani di Combattimento. C'è una
continuità in questa storia fra il popolo che ha combattuto e
vinto nelle trincee ed il popolo che ha fatto la Marcia su Roma.
Oggi più nessuno osa
contestare che attorno al Regime fascista ci sia sempre più
vasto, sempre più crescente, sempre più consapevole, il
consenso del popolo. Oggi io ho visto sfilare dinanzi a me il popolo
in tutte le sue età; ho visto i lavoratori della vostra
Superba ed ho visto i contadini che scendevano nelle vostre valli
dopo avere lungamente marciato. E a questo popolo che io amo, ma del
mio amore severo, a questo popolo il Governo fascista non ha dato
ancora nulla di quello che si può intendere come concezione
materialistica della vita, anzi gli ha posto innanzi necessità
sempre più rudi, responsabilità sempre più
pesanti. Ma allora, perché questo popolo si raccoglie in masse
sempre più compatte intorno all'invincibile simbolo del
Littorio? Perché il popolo italiano aveva sete di obbedienza,
aveva sete di disciplina, voleva essere governato!
Noi lo governiamo il popolo
italiano con assoluta purezza di intenti. Noi non siamo mossi da
stupide vanità e da ridicole ambizioni, non ci consideriamo i
padroni, sibbene gli educatori di questo popolo che merita e avrà
un sempre migliore destino.
Quando mi volto indietro a
rammentare questi quattro anni di dura fatica, io vedo che del lavoro
ne abbiamo fatto, io vedo che l'attivo supera di gran lunga il
passivo, io vedo che la disciplina oggi è accettata da tutti
con spirito altamente lodevole, io vedo che il popolo lavora, che la
collaborazione tra le classi è un fatto compiuto, che lo Stato
corporativo fascista è nato ieri e vivrà. È nato
ieri seppellendo lo Stato demoliberale, lo Stato della
irresponsabilità collettiva, dove non si trova mai un
responsabile che abbia nome, cognome e domicilio, lo Stato dei
parlamentari ciarlatori sino alla noia. Questo Stato noi lo abbiamo
sepolto e vi abbiamo messo sopra la pietra tombale della nostra
incrollabile e invincibile volontà di fascisti. Nello Stato
Corporativo tutte le classi hanno il loro posto, tutte le classi
trovano il loro riconoscimento, tutte le classi trovano la loro
protezione.
(segue...)
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