(segue) Discorsi agli ufficiali
(18, 25, 29, 30 giugno - 5 e 7 luglio 1926)
[Inizio scritto]
Signori Ufficiali!
Voglio parlarvi più che
come Ministro come aviatore che ha volato, che vola e che molto più
volerebbe se dipendesse soltanto dalla sua volontà.
Voglio farvi un elogio, perché
so che su questo campo la disciplina è perfetta. Quando parlo
di disciplina intendo parlare di un complesso di doti morali, che
devono costituire la caratteristica fondamentale dell'Ufficiale
italiano. Sono lieto che il vostro prode Comandante mi abbia detto
che il vostro morale è ottimo e che avete bisogno di essere
frenati piuttosto che sollecitati nell'adempimento del vostro dovere.
Questo torna a vostro onore di ufficiali e di piloti.
Posso dire che dall'ottobre 1922
ad oggi ho vissuto tutta quella che si può chiamare la ripresa
dell'ala italiana. Conosco le vostre angustie anche senza gli squilli
di trombe speciali. Esse dipendono dallo stato attuale del materiale,
ma se qualcuno si preoccupa di ciò, sono io che ho la
responsabilità di tutte le forze armate dello Stato,
responsabilità politica, morale, personale. Accanto a me ci
sono uomini come il generale Bonzani, il generale Piccio e il
generale Verduzio. Anche essi non hanno che un compito e uno stimolo
incessante: rafforzare l'Aviazione italiana.
Il problema del materiale
aviatorio non è che un elemento di maggiori problemi che
investono tutta la vita della Nazione in questo periodo storico. Vi
sono grato, quale interprete del popolo italiano, per quello che fate
con coraggio e con disciplina. Vi ripeto che noi tutti lavoriamo
senza soste per dotare l'Aeronautica di apparecchi sempre più
efficienti, e perfezionati. Ciò sarà fatto vincendo
tutti gli ostacoli inevitabili.
Per la Patria, per il Re e per
l'Ala d'Italia che deve continuare a dominare sovrana il nostro
cielo!
(segue...)
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