(segue) Roma antica sul mare
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Col trattato con Taranto, Roma si inibisce di navigare nello Ionio. Dei trattati con Cartagine riparlerò tra poco. Essi dimostrano che Roma aveva una flotta mercantile, che questa flotta poteva anche avventurarsi oltre mare, ma provano altresì che il dominio militare marittimo del Mediterraneo era completamente nelle mani dei cartaginesi.
      V'è una frase attribuita ad un ambasciatore cartaginese che è eloquentissima al riguardo: «Non potere i romani lavarsi le mani nel Mediterraneo senza il permesso dei cartaginesi». Le ragioni per cui i Romani ebbero sempre una psicologia più continentale che marittima e diventarono marinai soltanto per necessità, quantunque valorosissimi, sono prospettate dallo storico Ettore Pais a pagina 643 e successive del suo magnifico volume: «Storia critica di Roma — Età Regia».
      «La natura malsana della spiaggia latina — dice il Pais — il suo carattere triste ed importuoso, l'ampia distesa di terreno che invitava al pascolo e all'agricoltura, contribuirono forse a determinare tale avversione al mare.
      «Di questo fenomeno, la ragione va pure ricercata nel carattere originario del popolo romano. Greci ed etruschi erano gente venuta dal mare, da secoli abituati a cercarvi l'incremento della propria fortuna. Patria originaria dei sabini e dei latini erano, invece, i dorsi dell'Appennino. L'ampio tratto di terreno che si scorge dai monti che ad oriente limitano il Lazio e dai colli Albani, li spinse soprattutto ad impadronirsene cacciandone o soggiogandone i primi possessori».
      Si può dunque stabilire che nel periodo in cui Roma fu a capo della Lega latina, costituita da tante città e castelli su un territorio di circa ottomila chilometri quadrati dai monti Cimini a Terracina, tutto boschi e pascoli di uso comune, l'attività marinara mercantile di Roma fu modesta e nulla quella militare.

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