(segue) Roma antica sul mare
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      I Romani non si perdettero d'animo dinanzi al disastro, ma ordinarono la costruzione di 220 navi lunghe che furono fabbricate nello spazio di tre mesi. A Messina raccolsero le 80 unità superstiti del naufragio di Camarina e mossero all'assedio di Palermo che conquistarono. Con questo tutta la costa settentrionale della Sicilia cadeva in possesso dei romani. Ai cartaginesi non restava che la zona fra Drepano e Lilibeo, cioè l'estrema punta occidentale, la più vicina, fra l'altro, a Cartagine. Nel 253 tutta la flotta romana passa dalla Sicilia in Africa. Per poco essendosi fatta sorprendere dalla bassa marea non rimase in secco sui bassi fondi della Sirte, altro documento dell'imperizia navale dei romani. La flotta riceve l'ordine di tornare a Roma, ma invece di costeggiare, come sempre, l'ammiraglio ordina di prendere l'alto mare da Palermo in direzione di Ostia. Altra nuova e più grande tempesta: 150 navi perdute più le onerarie. Roma attraversa una crisi di sfiducia. Tuttavia ricostruisce la sua flotta, 250 a. C., per rifornire il suo esercito che aveva stretto d'assedio il Lilibeo. Poiché l'assedio languiva, l'ammiraglio romano Publio Claudio volle tentare una diversione su Trapani, dove stazionava la flotta cartaginese. Ma qui fu battuto in modo catastrofico. I romani perdettero 93 navi e 30.000 uomini. L'anno seguente 249 a. C., Roma riorganizza una flotta per mandare soccorsi agli assedianti del Lilibeo. Questa flotta da Siracusa per Pachino si dirige verso occidente, ma una terza tempesta la distrugge, lasciando solo due navi superstiti. Questa terza tempesta depresse per un quinquennio lo spirito dei romani, ma poi si ripresero ed affidarono una flotta di 200 navi al prefetto Caio Lutazio Catulo che rivelò qualità di ammiraglio, cioè applicò principi di tattica navale adottando un tipo di nave più leggera ed esercitò strenuamente gli equipaggi facendone, come dice Polibio, dei perfetti atleti di mare. Egli batté una prima volta i cartaginesi che perdettero quasi tutta la flotta e cioè 117 navi affondate e 80 catturate oltre a un bottino immenso di oro ed argento. Lutazio stesso fu ferito. La seconda battaglia decisiva della prima guerra punica ebbe luogo tra Favignano e Marittimo e si concluse con un'altra grave disfatta cartaginese con 125 navi affondate, 73 catturate, 14.000 morti, 32.000 prigionieri. La manovra romana fu brillante. Uno scrittore dice che «le navi obbedivano al remo come il cavallo alla briglia». I Cartaginesi udita la rotta evacuarono Lilibeo e quindi tutta la Sicilia passò sotto il dominio di Roma. Amilcare Barca chiese pace e l'ottenne nel 241 alle seguenti condizioni: «Sgombrino i Cartaginesi tutta la Sicilia e non faccian guerra a Gerone, né muovano le armi contro i Siracusani, né contro i loro alleati. Restituiscano i Cartaginesi ai Romani tutti i prigionieri senza riscatto; paghino in 20 anni ai Romani 2200 talenti euboici di argento; i Cartaginesi non arruolino mercenari in Italia; l'indennità di guerra sia portata annualmente a Roma».

(segue...)