(segue) Roma antica sul mare
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]
Il Senato non approvò il
trattato. Vi aggiunse il pagamento immediato di una indennità
di mille talenti e, molto più importante, l'evacuazione di
tutte le isole minori di Sicilia.
Cerchiamo ora di prospettare i
risultati di questa prima guerra punica durata — per terra e
mare — oltre venti anni:
1°) Dal punto di vista
territoriale Roma acquista la Sicilia e isole minori; dal Lilibeo
romano, Roma guarda, ora, negli occhi, oltre il breve tratto di mare,
Cartagine.
2°) Dal punto di vista
politico-militare Roma vibra un grave colpo alla potenza cartaginese,
mentre la guerra vittoriosa rinsalda la Federazione italica.
3°) Dal punto di vista morale
il prestigio di Roma esce fortificato, poiché la guerra prova,
anche sul mare, la forza di Roma. Per quanto Momsen nel primo volume
della sua «Storia» abbia fatto una acerba stroncatura del
modo con cui Roma condusse la guerra marittima, sta di fatto che Roma
ha battuto Cartagine.
4°) Dal punto di vista
economico, Roma acquista una grande fertile regione come la Sicilia e
maggiore libertà nonché possibilità di traffici
marittimi.
Come in tutte le guerre, anche
vittoriose, c'è una partita passiva, e cioè l'enorme
dispersione di ricchezze (di sole navi, fra battaglie e tempeste,
Roma ne perdette 700), mentre il censimento accusò perdite che
raggiungevano il sesto della popolazione che si presume raggiungesse
i quattro milioni di abitanti mentre l'«asse», che era
l'unità monetaria, perdette circa l'83 per cento del suo
valore. Nell'intervallo tra la prima e la seconda guerra punica i
romani spazzano via i presidi cartaginesi dalla Sardegna e dalla
Corsica, muovendo guerra a Teuta, regina degli Illirii, e stendendo
il loro dominio su tutto il medio e basso Adriatico, spingono i loro
presidi dalla Lunigiana sino al golfo di Genova, soggiogando, con una
guerriglia, i liguri, e finalmente muovono la guerra contro i galli
che si estendevano nella valle del Po, da Rimini ai piedi delle Alpi.
I galli presero l'offensiva, varcarono l'Appennino e scesero nella
media Toscana sino a Montepulciano, dove inflissero una rotta ai
Romani, ma il sopraggiungere delle forze romane già
concentrate a Rimini indusse i galli a ritirarsi costeggiando il
Tirreno, da Orbetello in su. Ma a Talamone incontrarono l'esercito
dei legionari romani che discendeva da Pisa. La battaglia si impegnò
violentissima. I galli furono sconfitti in pieno, perdettero
quarantamila uomini e lasciarono diecimila prigionieri. Di lì
a poco Flaminio invase la valle Padana e varcò il Po. C'erano
voluti ventitré anni di guerra per conquistare la Sicilia, ne
bastarono quattro per prendere tutta la valle del Po, eccettuato il
Piemonte, e per spingere ad oriente il confine terrestre sino alle
Alpi Giulie, il che voleva dire avere anche il possesso dell'Alto
Adriatico. Presa dai Romani la Sardegna, Cartagine mosse ad estendere
il suo dominio nella penisola Iberica.
(segue...)
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