(segue) Roma antica sul mare
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Ma qui altro espediente tattico di Annibale che evitò Arezzo facendo una grande conversione a destra lungo la valle dell'Arno. Conversione audacissima che impose all'esercito cartaginese quattro giorni di marcie forzate e tre notti in un terreno che le paludi dell'Arno rendevano quasi impraticabile. Il risultato fu che Annibale venne a trovarsi alle spalle di Flaminio che era sempre fermo ad Arezzo. Quando Flaminio si accorse che aveva il nemico alle spalle dovette far fare dietro-front al suo esercito, mentre Annibale simulava una ritirata. Ad un certo punto Annibale arrestò la sua ritirata ed attese, ponendosi su alture dominanti, che l'esercito di Flaminio entrasse in una gola nelle vicinanze del lago Trasimeno, dove l'esercito di Flaminio fu battuto e lo stesso console Flaminio, il conquistatore della valle del Po, ucciso. Annibale girò alla larga da Roma e attraverso l'Abruzzo e le Puglie puntò su Taranto. Egli aveva bisogno del mare per comunicare con Cartagine. Durante questa marcia al sud fu vessato da Quinto Fabio Massimo, il che non gli impedì di fare una incursione nella Campania prima di tornare in Puglia. Qui sulle rive dell'Ofanto lo incontrò il nuovo esercito romano guidato dai consoli Paolo Emilio e Terenzio Varrone. Battaglia di Canne: 90.000 romani; da 30 a 35.000 punici. Più che sconfitta quella dei romani fu una catastrofe: caddero uccisi 70.000 uomini, il console Paolo Emilio, due proconsoli, due questori, 24 tribuni militari, 80 senatori. Si raccolsero staia di anelli. Furono fatti inoltre 10.000 prigionieri. I cartaginesi non avevano perduto che 8000 uomini. Come la battaglia della Trebbia aveva fatto insorgere le popolazioni galliche della valle del Po, la battaglia di Canne spinse a ribellione gli apuli, i bruzi, i sanniti, i lucani, parte dei campani.
      Ma più grave fra tutte era la rivolta di Siracusa e la sua alleanza con Cartagine. La Sicilia tornava ad essere il teatro in cui si sarebbe decisa la guerra. I cartaginesi riprendono Agrigento, spediscono una flotta al soccorso di Siracusa, mentre molte popolazioni dell'isola si ribellano al dominio di Roma. Quasi contemporaneamente Annibale prende Taranto. Se Annibale avesse potuto serbare Siracusa la guerra sarebbe stata decisa, ma Roma col console Marcello riesce ad espugnare Siracusa, nel 211 riprende Capua, nel 210 cade Agrigento e tutta la Sicilia torna romana. Nel 209 i romani tornano in possesso di Taranto mentre non avevano mai perduto il dominio del mare. La marina fu lo schermo migliore di Roma contro Annibale, afferma il La Bolina. La posizione di Annibale era ormai quella di un esercito tagliato completamente dalla sua base.

(segue...)