(segue) Roma antica sul mare
(5 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Non poteva durare. Essendogli vietato il mare, un soccorso gli doveva venire per terra e ciò spiega la seconda calata dalle Alpi del fratello Asdrubale. Fu questo un altro momento critico nella storia di Roma. Si crearono due eserciti: uno guidato da Marco Livio Salinatore doveva fermare Asdrubale, l'altro guidato da Cajo Claudio Nerone doveva fronteggiare Annibale. Salinatore accampa a Senigallia mentre Asdrubale da Fano per la via Flaminia punta su Roma.
      Nerone dal sud, intercetta una lettera di Asdrubale ad Annibale, screma dal suo esercito settemila veliti e a marcie forzate li ricongiunge con Salinatore che si era impegnato sul Metauro.
      Asdrubale fu vinto ed ucciso. Il suo esercito distrutto. La fortuna tornava a premiare la tenacia romana. La battaglia del Metauro è il preludio di quella di Zama che annienta in maniera definitiva la potenza di Cartagine. Condottiero della battaglia di Zama fu Publio Cornelio Scipione, il quale organizzò, per portare la guerra in Africa, una flotta volontaria: volontaria nelle navi e negli equipaggi. I perugini, ad esempio, gli offersero il legname per le navi. La strepitosa vittoria di Roma condusse alla pace di Tunisi nel 201 alle seguenti condizioni: «restituzione di tutti i prigionieri e i dispersi, consegna di tutte le navi rostrate meno dieci: di tutti gli elefanti domati, con l'impegno di non domarne altri; impegno di non fare guerra in Africa né fuori senza il permesso di Roma; restituzione dei possedimenti a Massinissa e alleanza col medesimo; diecimila talenti in cinquanta anni (25 milioni di lire!) consegna di cento ostaggi a Scipione; restituzione di tutte le navi onerarie catturate ai romani; alleanza con Roma e protettorato di Roma, oltre a condizioni di minore portata.»
      Giunto in alto mare carico di un bottino che di solo argento pesava 123 mila libre, Scipione diede fuoco alle cinquecento navi avute da Cartagine. Con quel rogo si inceneriva per sempre la potenza navale di Cartagine. Cinquanta anni dopo Cartagine stessa subiva eguale destino. Dopo la caduta di Cartagine, diventato il Mediterraneo un lago romano, la storia militare marittima di Roma non ha pagine di grande rilievo. Importante è tuttavia la lotta intrapresa da Gneo Pompeo per liberare i mari dalla pirateria che li infestava. Con una campagna di tre mesi, ma con uno spiegamento di forze imponentissimo, Gneo Pompeo riuscì a disperdere i pirati ed a rendere sicura la navigazione. Dieci anni dopo la marina romana si avventurava con Giulio Cesare nell'Atlantico alla conquista della Gran Bretagna. Nel 31 a. C. ha luogo la grande battaglia navale ad Anzio che decise le sorti dell'impero. Durante l'impero la storia militare navale di Roma non ebbe grandi gesta navali. Il nipote di Tiberio, Germanico, prepara una flotta, ma per risalire i fiumi della Germania e battere, come fece due e più volte, i teutoni. Al ritorno gran parte della flotta affondò durante una tempesta nell'Atlantico. L'imperatore Claudio costrusse il porto di Ostia, stabilì una specie di premio di assicurazione per i mercanti di grano e concesse agevolazioni agli armatori. Durante il regno di Flavio Vespasiano una flotta romana avrebbe fatto il periplo dell'Inghilterra. Traiano costruì il porto di Civitavecchia e migliorò quello di Ancona. Durante un viaggio si spinse attraverso il Mar Rosso sino all'Oceano Indiano. Settimio Severo vinse una grande battaglia navale contro i bizantini. Claudio Secondo sconfisse in mare i goti che erano dal Mar d'Azof scesi nell'Egeo. Con la caduta dell'impero ogni attività marittima si spegne. Non è qui il caso di scendere a dettagli sulle qualità e sui tipi della marina romana. Coloro che vogliono sapere notizie sul tonnellaggio, sulla durata dei viaggi, sulle compagnie di navigazione, sul modo di orientamento, sulla qualità e quantità dei traffici in navi e passeggeri, ecc. ecc., hanno facile modo di appagare la loro curiosità.

(segue...)