(segue) Messaggio agli Italiani per il XXVIII Ottobre
(28 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Mentre il Governo fascista compiva quest'opera vasta, non senza lunghi studi, gravi fatiche e meditazioni, il popolo, tutto il popolo italiano, refrattario oramai alle sobillazioni saltuarie e clandestine, ha lavorato e lavora con meravigliosa disciplina, senza perdere un'ora sola di lavoro e ha manifestato la sua spontanea adesione al Regime, in occasioni memorabili, con dimostrazioni immense.
      Camicie Nere!
      L'opera compiuta in solo quattro anni è veramente grande. Ma non basta. È appena all'inizio. Molto tempo, molti sforzi, molti sacrifici occorrono ancora, per cambiare totalmente, dal punto di vista fisico e morale, il volto della Patria. Tutte le nostre forze devono essere perfezionate. La parola d'ordine per il Partito, per la Milizia, per i Sindacati è la stessa: disciplina, concordia, intransigenza politica e morale. Dopo avere cambiato le leggi, bisogna riformare il costume. I sedimenti della vecchia piccola Italia demo-liberale devono essere spietatamente scrostati dalle anime e distrutti per sempre. Essi affiorano sotto la specie del personalismo, del profittismo, dell'arrivismo, della chiacchiera insulsa; spesso nella calunnia vile. Le qualità, anzi le virtù immutabili del «vero» fascista devono essere, invece, la franchezza, la lealtà, il disinteresse, la probità, il coraggio, la tenacia. Tutti coloro che si appalesano, per poco o per molto, infetti del vecchio male, devono essere banditi dal nostro Esercito. Essi costituiscono le impedimenta ritardatori della nostra marcia: sono il loglio che dev'essere sceverato dal grano; è la ganga che deve cadere, onde lasciare libera la nuova aristocrazia per i maggiori compiti del domani.
      Camicie Nere!
      Questi compiti verranno. E vi troveranno pronti, come nell'ottobre del 1922, quando vi levaste in armi per ridare l'anima alla Nazione. Quella pagina di storia gloriosa non si cancella.

(segue...)