Al Congresso delle Scienze prima del quarto attentato
(31 ottobre 1926)
Anche il 31
ottobre 1926 ci rivela in atto l'antitesi fra la grandezza spirituale
del Duce, il fervore appassionato del popolo e l'opera assassina
tentata nell'ombra. La fosca lotta politica del 1924 aveva fatto
contrasto con lo spirito elevato di Colui che scriveva il «Preludio
al Machiavelli» e il discorso su «Alfredo Orioni»
per la Marcia al Cardello - gli attentali del 1925 e del 1926
formano una bieca antitesi con la forza spirituale e intellettuale
che aveva dato nella lezione su «Roma antica sul mare» e
nel «Messaggio agli Italiani» - nuove affermazioni
altissime di sapere e di fede. L'antitesi si profila nettamente, in
atto, come la lotta fra lo Spirito e la cieca materia. Il 31 ottobre
1926, il Duce - dopo aver trascorso la seconda giornata bolognese
attraverso una serie ininterrotta di ardenti manifestazioni di popolo
- si era recato a inaugurare il Quindicesimo Congresso della Società
Italiana per il progresso delle Scienze, all'Archiginnasio - e il suo
spirito si era addentrato in quelle indagini alte e serene che
formano il fine ultimo e l'essenza stessa della civiltà.
All'uscita, mentre il Duce andava alla stazione, ove lo aspettava la
famiglia - mentre tutto il popolo di Bologna si era ancora riversato
nelle strade per acclamarlo e salutarlo alla partenza - la mano
armata d'un giovinetto incosciente, Anteo Zamboni, sobillato da
oscure forze, da propagande clandestine, da fosche suggestioni, sparò
contro di Lui, riuscendo solo a sfiorarlo, lacerando la fascia del
Gran Cordone Mauriziano e la giubba dell'uniforme all'altezza del
petto. Era, in poco tempo, il quarto attentato! La folla, esasperata,
fece giustizia sommaria.
Il discorso
pronunciato all'Archiginnasio è il seguente:
(segue...)
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