Il destino dei popoli
(20 dicembre 1926)
Con queste poche
parole, pronunciate il 20 dicembre 1926, insediando il Consiglio
Superiore dell'Istituto Centrale di Statistica, si chiude il 1926. Si
tratta d'un breve discorso, apparentemente soltanto tecnico, ma la
chiusa riafferma quello stretto legame fra lo sviluppo demografico e
«il destino dei popoli», che è uno dei capisaldi
della politica mussoliniana. Così il 1926 si compiva con un
monito e con la riaffermazione d'un'alta legge morale.
Onorevoli Signori!
Tra le molte creazioni
istituzionali del Regime fascista, quella dell'Istituto centrale di
statistica è fra le più importanti. Ecco perché
ho voluto presenziare il vostro insediamento come membri del
Consiglio superiore di statistica. Colgo l'occasione per dirvi: a)
che sono soddisfatto del lavoro fin qui compiuto; b) che sono anche
soddisfatto dei propositi per l'attività futura.
Sento che l'organismo affidato a
mani sapienti è vivente, si sviluppa e sarà fecondo di
risultati. L'Istituto centrale di statistica sarà, insomma,
quale deve essere attraverso l'arida ma suggestiva eloquenza delle
cifre: uno strumento per l'azione di Governo, nel presente e
nell'avvenire. Si deve quindi considerare concluso il periodo di
crisi della statistica italiana.
Esaurito il lavoro arretrato,
aggiornati i mezzi, scelti gli uomini, si può e si deve
camminare innanzi. La statistica italiana deve ritrovare la gloria
dei suoi primi tempi. Tutte le nazioni sono all'opera. Non esagero
dicendo che la statistica è in questo momento all'ordine del
giorno in tutto il mondo, il che si spiega con la enorme complessità
delle società moderne e con la sete di indagini e di controllo
che tormenta gli uomini.
(segue...)
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