(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]

      Qualcuno, in altri tempi, ha affermato che lo Stato non doveva preoccuparsi della salute fisica del popolo. Anche qui doveva valere il manchesteriano «lasciar fare, lasciar correre». Questa è una teoria suicida. È evidente che, in uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo deve essere al primo posto. Come stiamo a questo proposito? Quale è il quadro? La razza italiana, cioè il popolo italiano nella sua espressione fisica, è in periodo di splendore, o vi sono dei sintomi di decadenza? Se lo sviluppo retrocede, quali sono le possibili prospettive per il futuro? Questi interrogativi sono importanti non solo per coloro che professano le dottrine della sociologia, ma sopra tutto per gli uomini di Governo. Ora, il quadro, a questo proposito, è abbastanza grigio. I dati che mi sono riferiti dalla Direzione generale di Sanità, diretta dall'egregio prof. Messea, il quale fa il suo lavoro avendo 91 impiegati di meno di quelli che gli sarebbero consentiti dall'organico, sono mediocri. Le malattie sociali sono in sviluppo, e ci sono dei sintomi sui quali è opportuno far riflettere voi e di far convergere l'attenzione di coloro che hanno senso di responsabilità, tanto al centro quanto alla periferia.
      Le malattie così dette sociali segnano una recrudescenza. Bisogna preoccuparsene, e preoccuparsene in tempo. Intanto, che cosa ha fatto la Direzione generale di Sanità? Moltissime cose, che io vi leggo, non foss'altro per la documentazione necessaria. Si è, prima di tutto, intensificata la difesa sanitaria alle frontiere marittime e terrestri della Nazione. Sotto la diretta sorveglianza degli organi della Sanità pubblica si sono derattizzati novemila bastimenti, cioè si sono uccisi quei roditori che portano dall'Oriente malattie contagiose: quell'Oriente donde ci vengono molte cose gentili, febbre gialla e bolscevismo. Ci siamo occupati della professione sanitaria, dell'assistenza sanitaria, dell'igiene scolastica, dei servizi antitubercolari, della lotta contro i tumori maligni, della vigilanza sugli alimenti e bevande, delle opere igieniche — acquedotti e fognature —, delle sostanze stupefacenti, delle specialità medicinali e finalmente dei consorzi provinciali antitubercolari.

(segue...)