(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]
Da questa digressione d'ordine
demografico, che mi farete il piacere di meditare e di rileggere fra
le righe, passo alla seconda parte del mio discorso, quella che
concerne l'assetto amministrativo del Paese, che è legato per
una piccola passerella a questo capitolo del mio discorso. Perché
ho creato 17 nuove provincie? Per meglio ripartire la popolazione;
perché questi centri provinciali, abbandonati a se stessi,
producevano un'umanità che finiva per annoiarsi, e correva
verso le grandi città, dove ci sono tutte quelle cose
piacevoli e stupide che incantano coloro che appaiono nuovi alla
vita. Abbiamo trovato, all'epoca della Marcia su Roma, 69 provincie
del Regno. La popolazione era aumentata di 15 milioni, ma nessuno
aveva mai osato di toccare questo problema, e di penetrare in questo
terreno, perché nel vecchio Regime l'idea, l'ipotesi di
diminuire od aumentare una provincia, di togliere una frazione ad un
comune o, putacaso, l'asilo infantile di una frazione comunale era
tale problema da determinare crisi ministeriali gravissime.
Noi siamo più liberi in
questa materia, e allora, fin dal nostro avvento, abbiamo modificato
quelle che erano le più assurde incongruenze storiche e
geografiche dell'assetto amministrativo dello Stato italiano. È
allora che abbiamo creato la provincia di Taranto e quella de La
Spezia, che abbiamo restituito la Sabina a Roma, perché i
Sabini questo desideravano, e il circondario di Rocca San Casciano
alla provincia di Forlì, per ragioni evidenti di geografia. Ci
sono state quattro provincie particolarmente mutilate, che hanno
accettato queste mutilazioni con perfetta disciplina: Genova,
Firenze, Perugia e Lecce. C'è stata una provincia soppressa,
che ha dato spettacolo di composta disciplina: Caserta. Caserta ha
compreso che bisogna rassegnarsi ad essere un quartiere di Napoli. La
creazione di queste provincie è stata fatta senza pressioni
degli interessati; è stato perfettamente logico che i
Segretari federali siano stati festeggiati, ma non ne sapevano nulla.
(segue...)
|