(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]
Ma l'opposizione l'abbiamo in noi,
cari signori, noi non siamo dei vecchi ronzini che hanno bisogno di
essere pungolati. Noi controlliamo severamente noi stessi.
L'opposizione soprattutto la troviamo nelle cose, nelle difficoltà
obbiettive, nella vita, la quale ci dà una vasta montagna di
opposizioni, che potrebbe esaurire spiriti anche superiori al mio.
Quindi, nessuno speri che, dopo questo discorso, si vedranno dei
giornali antifascisti, no: o che si permetterà la resurrezione
di gruppi antifascisti: neppure. Si ritorna al mio discorso tenuto
prima della Rivoluzione in un piccolo circolo rionale di Milano
l'«Antonio Sciesa»; in Italia non c'è posto per
gli antifascisti; c'è posto solo per i fascisti e per gli
afascisti, quando siano dei cittadini probi ed esemplari.
Ora, non si deve pensare che la
Rivoluzione fascista — poiché ormai anche i nostri
feroci avversari sono convinti che noi stiamo rimpastando l'Italia da
cima a fondo, e siamo appena all'inizio — possa convivere con
la contro-rivoluzione. Che cosa succederà? Succederà
che gli antifascisti si ridurranno al lumicino; vivranno di sante
memorie; non potranno fare altro. Sapete voi che fino al 1914 ci fu a
Napoli un gruppo borbonico? Lo sapete che fino al 1914 si stampava
anche un giornale che si chiamava il Neoguelfo? Chi erano? Erano dei
vecchi funzionari dell'epoca borbonica, i quali tutte le volte che
vedevano i crachats delle decorazioni, o papiri del loro
Regime, si commovevano. Finalmente venne la guerra, si riunirono,
collocarono una lapide sul Circolo e non se ne parlò più.
Così sarà di tutti gli altri antifascisti; ad un certo
momento riconosceranno che è veramente stupido cozzare contro
i macigni.
Vengo ad un altro punto: Regime,
Prefetti, Partito. Coloro che ricordano il Gran Consiglio, il primo
Gran Consiglio che si tenne al Grand Hotel in data 11 gennaio 1923, e
che fu importantissimo, perché creò il Gran Consiglio e
la Milizia, ricordano che io dissi al Partito: datemi 76 Prefetti
fascisti e 76 Questori. Parve un'eresia fare il Prefetto e
soprattutto fare il Questore. Pareva che avessi fatto una proposta
oscena; tuttavia ci furono degli eroi che accettarono di fare il
Prefetto uscendo dal Partito, e due di costoro hanno funzionato
egregiamente, parlo del De Vita, che sta a Torino, e del Guerresi,
che è inamovibile a Cosenza. Quindi non è vero che solo
nel novembre si siano presi dei Prefetti dal Partito. L'esperimento
era stato fatto prima, solamente con una aliquota ridotta. Devo dire
che i Prefetti presi dal Partito funzionano splendidamente. Aggiungo
che quando mi deciderò a fare un movimento di Prefetti (e
adesso avete notato che i movimenti sono rari, distanziati: i
Prefetti non devono viaggiare continuamente nella tradotta del
trasloco, perché altrimenti finiscono col non capire più
nulla della situazione provinciale) quando mi deciderò,
dicevo, a fare il movimento di Prefetti, chiederò al Partito
un'altra aliquota di Prefetti fascisti, possibilmente della prima
ora.
(segue...)
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