(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]

      I Sindacati vanno bene. Non bisogna però farsi illusioni eccessive per quello che concerne il cosiddetto proletariato urbano: è in gran parte ancora lontano, e, se non più contrario come una volta, assente. È evidente che noi dovremo essere aiutati anche dalle leggi fatali della vita. La generazione degli irriducibili, di quelli che non hanno capito la guerra e non hanno capito il Fascismo, ad un certo momento si eliminerà per legge naturale. Verranno su i giovani, verranno su gli operai ed i contadini che noi stiamo reclutando nei Balilla e negli Avanguardisti. Potenti istituzioni, potenti organismi, che ci danno modo di controllare la vita della Nazione dai 6 ai 60 anni, che creano l'Italiano nuovo, l'Italiano fascista.
      Poi, accanto ai Sindacati, abbiamo oggi tutte le forze vive della coltura, dello spirito, dell'economia, delle banche. Il Regime è totalitario, ma è il Regime che ha il più vasto consenso. L'hanno gli altri Regimi? Come si forma il loro Governo? Attraverso un voto di maggioranza. Ma come è creata la maggioranza? Attraverso una consultazione elettorale. Parlerò tra poco delle consultazioni elettorali. Questo Regime, invece, è Regime che si appoggia sopra un Partito di un milione di individui, su un altro milione di giovani, su milioni e milioni di italiani che vanno perfezionandosi, raffinandosi, organizzandosi. Nessun altro Governo, di nessun'altra parte del mondo ha una base più vasta e più profonda di quella del Governo italiano.
      Un problema. Il consenso del popolo c'è. Difatti l'opposizione si riduce a qualche conato vociferatolo, ma così fantastico e pacchiano, che lo stesso popolo ne fa giustizia, La classe dirigente comincia ad esserci. Ci sono, infatti, 9000 podestà, 2000 ufficiali della Milizia, migliaia di organizzatori fascisti, che domani possono assumere una funzione di comando. Cinque anni fa io credevo che dopo cinque anni, non dico avrei potuto prendermi un riposo — queste sono parole che repugnano profondamente al mio spirito — ma ritenevo di aver compiuto gran parte della mia fatica. Signori, mi accorgo che non è così. Lo constato, come constato che questo è un libro: non ci metto nessuna simpatia e nessuna antipatia. Mi sono convinto, che, malgrado ci sia una classe dirigente in formazione, malgrado ci sia una disciplina di popolo sempre più consapevole, io debba assumermi il compito di governare la Nazione italiana ancora da 10 a 15 anni. È necessario. Non è ancora nato il mio successore.

(segue...)