(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]
Poi ci sono state delle
manifestazioni davanti alle quali sarebbe criminoso chiudere gli
occhi, poiché, quello che io rimprovero alla democrazia è
questo: di foggiarsi un tipo di uomo e credere realmente che questo
uomo esista. Di qui gli atroci disinganni, le tragedie ed i macelli
della storia. Signori, è dell'altro giorno la grande parata
berlinese degli elmi a chiodo. Erano 120.000, e questo ci potrebbe
interessare mediocremente, ma una delle loro tabelle aveva questa
dicitura: «Da Trieste a Riga». Pazzesca, paradossale,
gaffeuse, se volete: ma è un fatto.
Allora? Allora il dovere preciso,
fondamentale e pregiudiziale dell'Italia fascista è quello di
mettere a punto tutte le sue forze armate della terra, del mare e del
cielo. Bisogna potere, ad un certo momento, mobilitare cinque milioni
di uomini, e bisogna poterli armare: bisogna rafforzare la nostra
Marina e bisogna che l'Aviazione, nella quale credo sempre di più,
sia così numerosa e così potente che l'urlio dei suoi
motori copra qualunque altro rumore nella penisola e la superficie
delle sue ali oscuri il sole sulla nostra terra. Noi potremo allora,
domani, quando tra il 1935 e il 1940 saremo a un punto che direi
cruciale della storia europea, potremo far sentire la nostra voce e
vedere finalmente riconosciuti i nostri diritti.
Questa preparazione richiede
ancora alcuni anni. E c'è poi, la battaglia economica e
finanziaria. Io non voglio anticipare il discorso che il mio amico e
collega Volpi pronuncerà giovedì prossimo in
quest'assemblea; ma tuttavia è necessario che qualche cosa
dica. E qui la mia polemica diventerà pungente e qui suonerò
con sei chiavi, di violino, naturalmente.
Voi ricordate che l'estate scorsa,
quando la sterlina, — parliamo della sterlina a parità
col dollaro, perché ciò volle l'Inghilterra, come fanno
i popoli forti —, andava a 140 ed a 150, c'erano dei risolini
in giro. Tutti gli antifascisti pareva che avessero una parola
d'ordine comune: «Bella cosa il Fascismo, gran uomo il Duce,
però, non si sa come, guardate i cambi: la sterlina è a
140. Ci vuol altro, signori! I banchieri di Wall Street e della City
non sono «ricinati». Il manganello non fa salire il
termometro dei cambi!»
(segue...)
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