(segue) Il discorso dell'Ascensione
(26 maggio 1927)
[Inizio scritto]

      Ebbene, venne il mio discorso di Pesaro: il mio discorso di Pesaro che fu improvvisato, naturalmente. Bisognerà però che dica che lo avevo meditato da tre mesi e che in data 8 agosto scrissi una lettera di ben 16 pagine al ministro delle Finanze. Le mie improvvisazioni sono di questo genere! Che cosa dicevo? Che il Regime fascista non ammette la sconfitta sul terreno finanziario. La può subire se domani le forze saranno inferiori alla sua volontà, ma certo non può accettarla. Allora, dopo il mio discorso di Pesaro, — che pronunciai a Pesaro semplicemente perché vi ero di passaggio nel pomeriggio, perché è una bella città che mi è simpatica, ma che potevo pronunciare anche a Sassoferrato, perché non ho mai creduto che per fare un discorso interessante ci sia bisogno di salire su di una bigoncia brillante —, i risolini ironici e sarcastici sono scomparsi.
      Ma adesso, che cosa succede? Quando l'altro giorno la sterlina, con mio grandissimo piacere, andò ad 85, pareva che ci fosse in vista una catastrofe nazionale: si vedevano in giro delle facce ancora più grigie, come se si trattasse di impiantare delle succursali di Raveggi. «Ma è una rovina; ma è una catastrofe nazionale», dicevano i manipolatori dei titoli e dei cambi. Costoro io li stimo abbastanza, ma qualche volta, quando li vedo col distintivo all'occhiello, mi danno la nausea. E non è facile, dato il mio regime dietetico. Ma dove poi è questa catastrofe, signori? Ma non piangete prima del tempo! Non fasciatevi la testa prima di averla scassata! Adagio! Calma, signori disfattisti del rialzo, che prima eravate disfattisti del ribasso. Per me la storia comincia nell'ottobre 1922. Se voi prendete il punto culminante della sterlina, allora sì, abbiamo un miglioramento di 60 punti; ma se prendete la quotazione media di 120, il miglioramento si riduce a 30 punti, e se tornate alla quotazione della Marcia su Roma, il miglioramento si riduce a 15, perché all'epoca della Marcia su Roma la sterlina era a 105 e 110. Ma allora, o signori, avevamo un bilancio in deficit, avevamo i debiti esteri non pagati, un Regime che cominciava e che quindi poteva anche supporsi non duraturo; avevamo una bilancia dei pagamenti passiva. Ed allora, che cosa è questo miglioramento di 15 punti, oggi che abbiamo sistemato il debito interno e il debito estero, che abbiamo il bilancio in pareggio ed in avanzo, che abbiamo contenuto la circolazione? È il premio, il modesto premio che il popolo italiano si meritava dopo cinque anni in cui ha lavorato come un negro o, se volete, come un eroe e come un santo.

(segue...)