(segue) Il quinto anniversario della Milizia
(1 febbraio 1928)
[Inizio scritto]

      Esigo che i comandi delle Legioni si dedichino nella forma più intensa alla istruzione premilitare e premarinara del popolo italiano.
      Compiti importanti, ma non basta.
      Su mie istruzioni lo Stato Maggiore dell'Esercito ha affrontato il problema dell'impiego organico della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale in caso di guerra e lo ha risolto con chiara visione dei nuovi tempi e degli eventi probabili. Ciò gli torna ad onore. Vi annuncio che la. Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale combatterà con le sue Legioni inquadrata nelle grandi unità mobilitate dell'Esercito. Sono sicuro che le Legioni meriteranno questo onore supremo preparandosi sin da questo momento ad essere dei battaglioni d'assalto che dovranno perpetuare le tradizioni guerriere dell'arditismo e dello squadrismo: pugnale fra i denti, bombe alle mani ed un sovrano disprezzo del pericolo nei cuori.
      Voi sentite e sapete che molta gente ci odia nel mondo, e come Italia e come Regime. Bisogna essere pronti a difendere l'una e l'altro.


      Il Duce legge quindi il seguente messaggio per il Re:

      «A S. M. il Re Vittorio Emanuele,
      «Cinquecento Ufficiali generali e consoli della Milizia e dei Reparti speciali, convocati in Roma a gran rapporto per celebrare il quinto annuale della costituzione della Milizia, vogliono con me riaffermare alla M. V. i sensi della loro assoluta devozione e disciplina. La Milizia Volontaria che essi guidano e che è sempre più solidamente inquadrata nelle sue centosessantacinque Legioni, non chiede che di servire, in fraterno cameratismo con le altre forze dello Stato, la Maestà Vostra, il Regime fascista, la Potenza della Patria.
      Mussolini»

(segue...)