(segue) Diaz
(1 marzo 1928)
[Inizio scritto]

      Ma la guerra è finita in Italia? Non ancora. Bisogna ricominciare a battersi nelle strade e nelle piazze contro l'ignavia dei governi e la illusione asiatica delle masse, per difendere i diritti e soprattutto lo spirito della Vittoria.
      La gioventù che aveva fatta la guerra ricostituisce col simbolo del Littorio romano e fascista le sue formazioni di combattimento. Armando Diaz, che aveva sofferto in silenzio, e aveva assistito da lungi alla mortificazione e alla profanazione, è con i giovani fascisti, è con la nuova Italia, quella di Vittorio Veneto, che a Napoli celebra l'adunata delle sue squadre prima di prendere Roma.
      Comincia l'era nuova. Diaz è con noi, e assume il Ministero della Guerra. Poteva l'artefice della Vittoria offrire al Fascismo prova più solenne e pronta di simpatia e solidarietà? Tale simpatia e solidarietà non vennero mai meno. Anche nelle ore grige, quando le fedi imbelli si piegano e gli spiriti crepuscolari s'interrogano, Diaz non dubitò mai e fu sempre leale, aperto difensore del Regime. Questo i fascisti sanno, questo le Camicie Nere non dimenticheranno mai!
      Ora, il grande artefice della Vittoria ha varcato le soglie del mistero. La vecchia ferita di Zanzur ha abbreviato la sua agonia. La sua giornata terrena è finita. Domani tuoneranno i cannoni, sventoleranno le bandiere gloriose dei Reggimenti, il Popolo sosterà pensoso e memore a salutare il suo Capitano, che comincia a vivere la sua seconda vita immortale nei cieli della Storia.