(segue) Agli operai milanesi
(29 aprile 1928)
[Inizio scritto]

      Operai! Chi è testimonio immediato della mia fatica sa che non ho che una passione, quella di assicurarvi del lavoro, di aumentare il vostro benessere e di elevarvi moralmente e spiritualmente (acclamazioni ripetute ed entusiastiche). Pieno di profondo significato è questo vostro viaggio; siete i lavoratori della più industriosa e della più potente città d'Italia, che vengono in pellegrinaggio devoto alla Capitale. Ciò serve per conoscerci meglio, ciò serve per conoscere quale è stata l'ineguagliabile storia del popolo italiano. Sono sicuro che, dopo aver pellegrinato per le strade di Roma, voi ritornando a Milano, sentirete con maggiore orgoglio il privilegio di essere italiani (ovazioni e grida: «Sì!»). Quando riprenderete la vostra quotidiana e feconda fatica, dite ai vostri compagni di banco, di officina e di casa che contro il Fascismo non c'è nulla da fare (entusiastiche acclamazioni) perché esso rappresenta un progresso nella storia della civiltà umana, tanto è vero che tutti i vecchi partiti, tutte le vecchie ideologie, nessuna esclusa, sono contro di noi. Noi, la Rivoluzione, essi, la controrivoluzione (applausi fragorosissimi).
      Operai milanesi! Vi rinnovo l'attestazione della mia simpatia che è rude, ma sincera.