(segue) Al Congresso dei Sindacati Fascisti
(7 maggio 1928)
[Inizio scritto]

      Siamo ancora nella fase sindacale. Io credo che vi interesserà di sapere quel che io penso circa la durata di questa fase sindacale. La durata non sarà breve, cioè rimarremo per molto tempo ancora su quella che io chiamo la fase sindacale. E ciò per ragioni di ordini generali, per il fatto che la crisi europea non è ancora sanata e vi sono ancora delle incognite all'orizzonte, delle incognite gravi. In secondo luogo bisogna perfezionare l'ordinamento sindacale, perfezionarlo nel suo inquadramento, nei suoi dirigenti, nella sua costituzione organica.
      Qualche volta i malinconici, che sono agli angoli della strada e non si rendono conto, o non vogliono rendersi conto, di quello che accade, muovono critiche e fanno riserve su quello che è l'inquadramento sindacale del popolo lavoratore italiano. Ebbene, con piena coscienza di causa, io dichiaro che i dirigenti del movimento sindacale italiano sono, nella loro quasi totalità, degni della loro missione, degni della loro responsabilità. (Ripetute e calorose approvazioni).
      Bisogna reagire energicamente non solo contro i profittatori, i quali pensano che la rivoluzione possa essere un affare personale che si concluda magari in un vitalizio; bisogna reagire contro tutti coloro che pensano di agganciare una loro precisa questione personale a quel vasto e complesso fenomeno che è la Rivoluzione fascista; ma bisogna anche reagire contro tutti i calunniatori, contro tutti i vociferatori, contro tutti i disfattisti, i quali da un episodio vogliono trarre una regola universale e attraverso un incidente tentano di calunniare un intero movimento. (Tutti i presenti prorompono in una grandiosa acclamazione).
      Occorre ancora migliorare qualitativamente le nostre masse, far circolare la linfa vitalissima della nostra dottrina nell'organismo sindacale italiano. Quando queste tre condizioni si siano realizzate noi passeremo, audacemente ma metodicamente, alla terza e ultima fase: la fase corporativa dello Stato italiano. Il secolo attuale vedrà una nuova economia. Come il secolo scorso ha visto l'economia capitalistica, il secolo attuale vedrà l'economia corporativa. Non vi è altro mezzo, o camerati, per superare la tragica antitesi di capitale e lavoro, che è un caposaldo della dottrina marxista che noi abbiamo superato. Bisogna mettere sullo stesso piano capitale e lavoro, bisogna dare all'uno e all'altro uguali diritti e uguali doveri. (Acclamazioni).

(segue...)