(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      «Dopo una conversazione col Ministro Finanze durante la quale fu prospettata ipotesi che attuale inasprimento cambi potesse essere conseguenza stato incertezza nostre trattative con Stati Uniti circa debiti, sono venuto determinazione invitare V. E. a iniziare ufficialmente trattative per il settlement del nostro debito. V. E. è quindi autorizzata a fare una immediata comunicazione ufficiale decisione Governo italiano iniziare regolari trattative per sistemazione debiti. V. E. mi terrà quotidianamente informato andamento preliminare nonché impressione mondo finanziario americano.»
      Successivamente il conte Volpi, negoziava brillantemente la sistemazione del nostro debito, primo passo sulla strada del rinascimento finanziario. Un altro avvenimento ha interessato i rapporti fra Italia e Stati Uniti e precisamente l'iniziativa per una Conferenza concernente gli armamenti navali. Il Senato ricorda che l'Italia declinò l'invito.
      Nella nota di risposta alla proposta americana, io prospettai le ragioni per cui l'Italia non poteva aderire alla progettata Conferenza di Ginevra, che si svolse poi in assenza dell'Italia e della Francia e sboccò in un fallimento completo a causa specialmente delle gravi divergenze manifestatesi fra Stati Uniti e Inghilterra circa la fissazione del tonnellaggio e del numero degli incrociatori.
      Terzo avvenimento giunto a conclusione nell'aprile scorso: la firma di un Trattato di conciliazione, di arbitrato, fra Stati Uniti e l'Italia. Il carattere di questo Trattato è definito dai suoi articoli e soprattutto dal suo preambolo. Ora è sul tappeto la proposta Kellogg, dinanzi alla quale l'atteggiamento dell'Italia è stato definito da una lettera resa di pubblica ragione. Prima di abbandonare l'argomento delle relazioni fra Stati Uniti e Italia, voglio toccare due questioni che, di quando in quando, eccitano polemiche e appassionano l'opinione pubblica americana. Per quanto concerne la legge sull'emigrazione e relativa quota, il mantenimento della quota — se ci duole per le motivazioni che l'hanno provocata — ci lascia praticamente indifferenti. Da un biennio il Governo fascista segue una politica di volontaria restrizione e controllo dell'emigrazione. Indice palese di questo mutato indirizzo è la abolizione del Commissariato dell'Emigrazione e la creazione in vece sua presso il Ministero degli Esteri, di una Direzione Generale degli Italiani all'Estero. Che gli Stati Uniti modifichino o mantengano il cosiddetto immigration bill è affare che li riguarda. Per quanto concerne gli italiani di origine e naturalizzati americani, essi sono di diritto e di fatto cittadini americani, quindi stranieri per noi.

(segue...)