(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      Ci limitiamo soltanto a desiderare ch'essi siano fieri della loro origine. Finalmente tutte le discussioni sui Fasci all'estero, sono cessate con la pubblicazione dello Statuto dei Fasci all'estero, da me particolarmente dettato e che precisa nella maniera più formale, i compiti, le attribuzioni di queste organizzazioni, la cui utilità è indubbia quando siano — come devono essere — composte di galantuomini che onorino col lavoro, la disciplina, la dignità personale la Patria lontana.
      Ed ora, onorevoli Senatori, superiamo a volo l'Atlantico, e soffermiamoci sulla nostra vecchia, gloriosa e ancora inquieta Europa. Qui il panorama è più complicato: gli interessi più vivi, la realtà più immediata, i sentimenti più accesi: bisogna procedere con ordine e con attenzione nel prospettarlo. Comincio dall'Inghilterra.
      Quando si dice che l'amicizia fra l'Inghilterra e l'Italia è tradizionale, non si ripete un luogo comune, ma si esprime una realtà di fatto. L'amicizia fra i due popoli è profonda: intendo dire che essi non furono mai divisi nel passato, collaborarono insieme alla pace, liquidarono lealmente l'unica pendenza coloniale esistente tra di loro — quella dell'Oltre Giuba. A Locarno rinnovarono la loro stretta collaborazione politica ai fini della pace europea. Quando dico che l'amicizia fra i due Paesi è profonda intendo dire che questo sentimento non è limitato alle sfere necessariamente ristrette dei circoli responsabili, ma si estende alle masse vaste della popolazione.
      Il mutare degli uomini al Foreign Office non ha mai alterato questa situazione, la quale — evidentemente — risponde a ragioni di ordine superiore. Ho avuto il piacere e l'onore di incontrarmi con Sir Austin Chamberlain nel dicembre del 1925 a Rapallo, nel settembre del 1926 a Livorno. Voi ricordate, onorevoli Senatori, le farneticazioni polemiche e giornalistiche suscitate da quei due incontri. L'eminente uomo di Stato che dirige il Ministero degli Esteri dell'Impero Britannico fu persino accusato di avere incoraggiato l'imperialismo fascista e più tardi taluni avvenimenti furono spiegati con una specie di autorizzazione che Chamberlain avrebbe dato alla politica dell'Italia. Niente di più fantastico. L'Italia d'oggi non ha bisogno di chiedere autorizzazioni di sorta per la sua politica. L'Italia è perfettamente autonoma nel condurre la sua politica estera. Aggiungo che uno dei cardini di questa politica è l'amicizia coll'Inghilterra.

(segue...)