(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      Se dai rapporti dei Governi si passa a quelli — non meno decisivi — dei popoli, è necessario constatare che i rapporti fra i due popoli — italiano e germanico — potrebbero essere infinitamente migliori, se le simpatie quasi naturali di un tempo, non fossero oggi diminuite dall'azione di taluni circoli irresponsabili i quali sostengono la assurda pretesa di intervenire in questioni di politica interna del nostro Stato. Se queste nebbie saranno — come io sinceramente mi auguro — fugate dall'orizzonte, la collaborazione — anche sul semplice terreno economico fra le masse imponenti dei due popoli, potrebbe essere feconda di grandi risultati. Aggiungo che in questi ultimi mesi le relazioni sono migliorate. Le accoglienze che non soltanto la città di Stolp, ma l'intiera Germania fece al Generale Nobile, hanno avuto la più simpatica ripercussione nell'opinione pubblica italiana.
      Varchiamo il Reno conteso e presidiato. La storia abbastanza movimentata delle nostre relazioni colla Francia nel dopoguerra, è spiegata in gran parte da quanto accadde a Versaglia e che più o meno giustamente fu attribuito all'atteggiamento politico dei governanti francesi di allora che non considerarono benevolmente le rivendicazioni dell'Italia alleata.
      Rievocare questo decennio può essere utile dal punto di vista della storia. Ma per voi, onorevoli Senatori, è importante di sapere quale è la situazione odierna. La situazione odierna è grandemente migliorata. Per avere una sensazione del miglioramento odierno, bisogna riportarsi al momento più delicato, all'epoca cioè del Patto francese colla Jugoslavia e del Trattato di Alleanza difensiva italo-albanese. Da allora molto cammino è stato percorso, sulla via della chiarificazione e della stabilizzazione politica dei rapporti fra le due grandi Nazioni. Va ricordato il discorso pronunciato dall'on. Briand alla Camera francese, al quale io risposi con una dichiarazione in Consiglio dei Ministri. Debbo ricordare che a questa chiarificazione ha contribuito instancabilmente l'Ambasciatore Besnard, nei due anni del suo soggiorno a Roma. Giunto il nuovo Ambasciatore De Beaumarchais, le conversazioni ufficiali si sono iniziate precisamente il 19 marzo u. s. Esse si svolgono su due direttrici: da una parte esse propongono di sboccare nella conclusione di un Patto politico di amicizia, molto largo, secondo l'espressione di Briand; dall'altra con una serie di Protocolli, dovrebbero essere liquidati i punti che hanno dato origine a controversie fra l'Italia e la Francia. Questi punti essenzialmente sono i seguenti: posizione dell'Italia a Tangeri; statuto degli italiani di Tunisi; rettifica delle frontiere occidentali della Tripolitania. Altre questioni che potrebbero interessare altre zone non sono sul tappeto per una ragione evidente e cioè che sarebbe necessario un allargamento ad altri Stati dei negoziati franco-italiani. Ciò vorrebbe dire complicare la situazione e renderla più delicata. Voglio aggiungere che l'andamento delle conversazioni permette di credere a una loro felice conclusione.

(segue...)