(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      Ora l'Italia si augura che la liquidazione sollecita delle vertenze greco-turche conduca alla firma da parte della Grecia, di due Patti con l'Italia e con la Turchia, il che stabilizzerebbe, attraverso questi tre Patti bilaterali, la pace in tutto il Mediterraneo orientale.
      Sono così giunto a parlare delle nostre relazioni con la Turchia. Nell'ultimo biennio, cessate le macchinazioni di elementi estranei alla Turchia, ma ostili all'Italia, le relazioni italo-turche erano grandemente migliorate. Quando da parte turca mi si propose di consacrare in un Patto diplomatico questa situazione, accolsi favorevolmente la proposta. Così ebbe luogo l'incontro di Milano con Ruscdi bey, ministro degli Esteri della Repubblica turca.
      Sin da quell'incontro in data 3 aprile furono precisate le linee del protocollo che è stato firmato a Palazzo Chigi in data 30 maggio. L'importanza del protocollo che suggella l'accordo fra la Turchia e l'Italia è evidente. L'orizzonte del Mediterraneo è chiaro: sgombro da ogni nebbia. L'Italia va incontro alla Turchia con spirito sinceramente amichevole. Bisogna oramai abituarsi a vedere la nuova Turchia così com'è, una Nazione che sta audacemente creandosi una nuova anima, dopo essersi data una nuova costituzione, una Nazione forte e popolosa, guidata da un Capo il cui immenso prestigio è legato a eventi storici di importanza eccezionale racchiusi in questi nomi: Trattato di Sevres, Trattato di Losanna.
      Dirò ancora una parola sull'Albania, con che avrò finito questa prima parte del mio discorso. La natura dei nostri rapporti col piccolo ma importante e forte Stato albanese, è stata ampiamente illustrata quando furono portati dinanzi a voi e all'altro ramo del Parlamento, i due Trattati politici, conclusi con l'Albania. È quindi superfluo ripetersi. Dirò solo che dal 1925 ad oggi — ben prima quindi del Trattato di Tirana — l'Albania sa che può contare sull'amicizia dell'Italia, e sa che questa amicizia è assolutamente leale, profondamente sincera e preoccupata sino allo scrupolo di non compiere atto o pronunciare parola che anche da gente in malafede possa essere interpretata come intervento negli affari interni dello Stato albanese.

(segue...)