(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      In pari passo col riordinamento dell'Amministrazione centrale sono state portate alla massima efficienza le rappresentanze all'estero.
      Il Governo fascista ha dotato le Ambasciate e le Legazioni di sedi degne di una grande Nazione.
      I palazzi demaniali ove risiedono le nostre Rappresentanze diplomatiche costituiscono fra l'altro un'affermazione dell'arte e dell'industria italiana.
      La rete consolare è stata tutta riordinata secondo le nuove esigenze. L'Italia ormai direttamente o indirettamente partecipa in tutti i problemi che economicamente o politicamente interessano il mondo moderno. È necessario quindi che in ogni zona più o meno interessante o sensibile del globo, l'Italia sia rappresentata, e degnamente e proficuamente rappresentata. Dalla fondazione del Regno il problema non era mai stato organicamente affrontato. Centocinquanta Consolati di la categoria non potevano essere sufficienti per un Paese come l'Italia che ha dieci milioni dei suoi figli sparsi per il mondo, che ha una Marina mercantile che occupa il 4° posto nelle Marine del mondo e le cui navi solcano le vie di tutti i mari, che ha un'industria florida che attinge le sue materie prime in tutti i mercati, che ha bisogno di procurare ai suoi prodotti sbocchi sempre più numerosi. Il Governo fascista ha quindi provveduto alla revisione organica di tutte le circoscrizioni consolari ed alla creazione di 40 nuovi consolati.
      Altri trenta Uffici si sono manifestati necessari e saranno istituiti a mano a mano che le condizioni del bilancio lo permetteranno.
      Ma i mezzi non sono tutto. Condizione essenziale di una politica estera attiva e vigilante è la capacità degli uomini che debbono eseguirla. Il problema del personale assume perciò presso l'Amministrazione degli Esteri eccezionale importanza. In questi due anni l'Amministrazione è stata lavorata giorno per giorno per infondere l'anima nuova, il ritmo più sollecito nel tronco della tradizione di cultura, di assoluta probità e di fermo patriottismo che è retaggio antico dei diplomatici e dei consoli italiani. Per ciò fare si sono dovuti allontanare uomini che erano rispettabili e coscienziosi servitori del Paese ma rispecchiavano altri metodi e risentivano di altra mentalità. Durante questi due anni l'Amministrazione ha dovuto provvedere, non di rado a malincuore, al collocamento a riposo di quarantaquattro funzionari. Sono stati nominati nel corso di questi ultimi due anni undici ambasciatori d'Italia su tredici; trenta ministri plenipotenziari; i titolari di centodieci Consolati generali e Consolati; tutti i Direttori generali del Ministero tranne uno.

(segue...)