(segue) L'Italia nel mondo
(5 giugno 1928)
[Inizio scritto]

      Onorevoli Senatori!
      La stessa mole di questo discorso, per il quale ho forse abusato della vostra attenzione, mi dispensa da ogni perorazione specialmente retorica. Avete certamente notato che i miei discorsi sono sempre più rari e possibilmente sempre più brevi. Ma quello d'oggi è stato un vero e proprio rendiconto dettagliato e documentato — una specie di consuntivo — di sei anni di politica estera del Governo fascista. Sei anni di lavoro delicato e paziente. La politica estera di un grande popolo richiede uno sforzo continuativo, una vigilanza pronta, una sicura conoscenza degli ambienti e delle questioni. Quando si parla di politica estera si deve considerare che ogni partita è giocata in due o in parecchi: che le situazioni non sono statiche, ma mutevoli e che spesso bisogna sapere attendere tranquillamente senza esaltazioni per il successo o depressioni per il viceversa poiché, ad esempio, quello che non si è ottenuto nel 1923 si può avere nel 1928. La politica estera in tempo di pace è la sagace preparazione di situazioni che possono maturare assai lentamente, è la onnipresente difesa degli interessi materiali e morali della Nazione.
      La nuova costituzione politica dello Stato italiano e la politica estera del Governo fascista, hanno, si può affermare senza peccare di superbia, posto l'Italia all'ordine del giorno del mondo. Molte calunnie cadono o sono cadute: per quanto nessuno possa giurare che la guerra sia definitivamente scomparsa dalla scena della» storia, l'Italia vuole la pace, ma non può, non deve trascurare i necessari presidi armati della sua unità, della sua indipendenza, della sua sicurezza, né può né deve rinunciare alla educazione morale e militare delle nuove generazioni. Con queste direttive l'Italia ha non soltanto — come risulta dal mio consuntivo — risolto molti problemi che la riguardano, ma ha un «peso» nella politica internazionale, quale non ebbe mai. Il suo astro sale lentamente all'orizzonte. Questa è — pur fra molte difficoltà — indiscutibilmente opera del Regime fascista.

(segue...)