(segue) Prefazione a Regresso delle nascite, morte dei popoli
(1 settembre 1928)
[Inizio scritto]
Identiche preoccupazioni affiorano
negli elementi responsabili della politica belga di fronte al declino
progressivo delle nascite.
Anche la Svizzera, accusa lo
stesso morbo, cogli stessi fatali effetti.
Il Vaterland del 21 agosto u. s.,
giornale conservatore di Lucerna, getta un grido di allarme per la
diminuzione della natalità in Svizzera. «La verità
che balza limpida agli occhi di chi non si contenta di vivere alla
giornata — dice il giornale — è questa: "La
Svizzera è in preda ad un lento moto di disgregazione e di
decadimento".
«Da una tabella statistica
risulta che le nascite che nel 1901 erano 29 per ogni mille abitanti
sono discese nel 1926 a 18.2, mentre la Francia in questo anno ne
aveva ancora 18.8 e l'Italia 27.2.
«Non c'è che dire:
siamo ormai al disotto della Francia — prosegue il Vaterland —;
né è motivo di alcun sollievo il vedere che qualche
altra nazione è scesa più in basso della nostra media
perché le cifre prese a sé sono di. Una terribile
gravità. Esse dicono che siamo ormai al limite estremo, oltre
il quale è scritta la condanna a morte di una nazione; né
il moto accenna a rallentare».
Come si vede, l'ansietà è
dovunque diffusa.
Tesi false
Basta questo, a fare giustizia di
tutte le assurde pseudo scientifiche o filosofiche vociferazioni dei
neomaltusiani. Nessuno, oggi, prende più sul serio la
famigerata sedicente legge di Malthus. Ci si domanda come si possa
ancora seriamente discutere attorno a questa specie di «patacca»
scientifica.
È stato dimostrato che
prendendo a punto di partenza la popolazione esistente sulla faccia
della terra all'epoca di Malthus e applicando la legge di Malthus a
ritroso nei secoli, si giungerebbe a questa mirabolante nonché
grottesca conclusione: che ai tempi dell'Impero romano la terra non
aveva abitanti!
(segue...)
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