(segue) Prefazione a Regresso delle nascite, morte dei popoli
(1 settembre 1928)
[Inizio scritto]
Anche nell'altra grande limitrofa
città emiliana, Ferrara, si passa da 1312 nati in più
nel 1923 a soli 731 nel 1927: una diminuzione del 50% in quattro
anni! Né migliori sono le condizioni di tutte le altre città
padane: da Parma a Mantova, da Cremona a Modena.
A Firenze i vivi compensano a mala
pena i morti; quindi aumento naturale della popolazione: zero. In una
situazione analoga o poco diversa si trovano gli altri centri urbani
della Toscana. A Genova nei primi quattro mesi del 1928 i nati sono
stati 3075, ma i morti 3338; quindi la popolazione è diminuita
di ben 263 unità!
A Torino la popolazione diminuisce
regolarmente da 5 anni a questa parte! E Milano? Nel supplemento alla
Rivista Città di Milano del giugno 1928 e riferente i dati
complessivi del 1927, leggo queste parole sinistre: «La
natalità milanese è una delle più basse dei
grandi centri urbani, superiore solo a Berlino e a Stoccolma».
Il fiero e nobile senso di civismo
degli Ambrosiani si è dunque rassegnato a questo mortificante
primato di decadenza e di morte? Vogliono dunque essi che in un
avvenire più o meno lontano, Piazza del Duomo, come già
nel buio medioevo il Campidoglio, diventi luogo di pascolo per gli
armenti? No. Questo i Milanesi non vogliono. Questo i Milanesi non
possono volere. Qualche chiarore rompe il grigio della loro
situazione demografica. Si delinea una ripresa. I nati vivi in più
che furono la miseria di 295 nel primo semestre del 1926; salirono a
728 nel primo semestre del 1927; sono aumentati ancora a 1148 nel
primo semestre del 1928. La tendenza al miglioramento c'è:
segnaliamola agli Italiani — come sintomo confortante —
così come la radio inglese di Rugby ha il 22 agosto u. s.
annunciato a tutto il mondo un leggerissimo miglioramento della
situazione demografica inglese nei primi mesi del '28.
(segue...)
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