(segue) La diana del nuovo tempo
(9 dicembre 1928)
[Inizio scritto]
Avete votato la Carta del Lavoro,
documento fondamentale, la cui importanza cresce ogni giorno di più.
Avete finalmente votato la legge
sul Gran Consiglio. Sono sicuro che votando questa legge avrete
notato le differenze tra il testo primitivo e il testo che è
stato sottoposto ai vostri suffragi; differenze che non mutano la
legge, ma la perfezionano, in quanto che hanno tolto a taluni membri
del Gran Consiglio il carattere dell'eternità e della
inamovibilità, tutte cose che ricordano il mandarinato cinese,
assolutamente inconcepibile nella teoria e nella pratica del
Fascismo.
Mi pare di leggere nei vostri
volti che non siete particolarmente ansiosi della vostra sorte.
Questo vi fa onore, perché questo dimostra che siete veramente
soldati della Rivoluzione fascista, e che vi sentite comandati qui o
altrove, e che qui o altrove, obbedirete collo stesso spirito di
disciplina e con la stessa fede.
Intanto sarà bene di dire
che le elezioni dell'anno VII, 1929, non avranno nulla in comune con
le elezioni degli altri tempi e degli altri Paesi. La cosiddetta
campagna elettorale, che si svolgeva con fracassoso ritmo, fra comizi
e osterie, con policromia di manifesti murali, che il cittadino
evoluto e cosciente si guardava bene dal leggere, queste
caratteristiche del vecchio tempo non le rivedremo.
Così pure tutte le manovre
e contromanovre a scopo di preparazione delle candidature.
È quindi intuitivo che
molte speranze naufragheranno, che molte ambizioni resteranno deluse.
Non ci saranno manifesti, e il
primo discorso elettorale nella prima decade di marzo sarà
pronunziato dai Regi Prefetti del Regno, i quali riunendo il
Consiglio Provinciale dell'Economia e tutte le gerarchie politiche
amministrative e sindacali del Partito, ricorderanno ai più o
meno obliosi cittadini delle 92 Provincie quello che il Regime ha
fatto per ciascuna di esse e per la Patria comune.
(segue...)
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