(segue) La diana del nuovo tempo
(9 dicembre 1928)
[Inizio scritto]
La Camera di domani sarà
l'organo attraverso il quale si attua la collaborazione sul terreno
legislativo tra i rappresentanti della Nazione e il Governo.
Come voi potete constatare, noi
siamo molto innanzi nella nostra fatica, abbiamo oramai definite le
linee maestre dell'edificio. È molto solido. Anche coloro che
sono portati allo scetticismo, sono costretti ad ammetterlo.
Nell'ordine economico, non già da oggi, come dicono gli eterni
smemorati, nell'ordine economico noi abbiamo già fissate le
nostre direttive da tempo.
Non è soltanto da ieri che
ci siamo risvegliati con un amore profondo per l'agricoltura
italiana, ma dal 1921. Oggi il problema è più urgente,
per i motivi che ho esposto qui e altrove. Comunque bisogna dire per
taluni dubbiosi ed esitanti che solo una grande agricoltura italiana
permette lo sviluppo di molte industrie italiane.
Continueremo quindi, con quella
inflessibilità che ormai mi conoscete, nella nostra politica
rurale.
Dal punto di vista finanziario
siamo usciti dalla perigliosa navigazione: siamo nel periodo della
piena convalescenza. La moneta è solidissima, garantita da
montagne di oro in lingotti o in verghe ben celate in quelle che con
frase mistica si chiamano sacrestie della Banca d'Italia. Tanto è
vero che abbiamo potuto rinunciare alla apertura di credito di
centoventicinque milioni di dollari che avevamo concluso un anno fa
all'epoca della stabilizzazione.
Dal punto di vista sociale, il
funzionamento dello Stato corporativo è in atto. Non è
certamente sfuggito alla vostra vigile attenzione quanto è
accaduto in questi ultimi giorni negli organismi operai. Si è
realizzata la simmetria che è necessaria alla politica come
all'architettura, ma sopra tutto si è voluto dimostrare che la
così detta e giammai in nessun paese del mondo realizzata
unità della massa operaia si realizza invece nel Regime
fascista.
(segue...)
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