(segue) Il Consiglio Nazionale delle Ricerche
(2 febbraio 1929)
[Inizio scritto]
Le Confederazioni dei datori di
lavoro e dei lavoratori devono sentire e comprendere che le ricerche
scientifiche si traducono in miglioramento ed aumento della
produzione e, in definitiva, i risultati delle ricerche scientifiche
e le indagini a tale uopo compiute servono ad esse. Perciò le
organizzazioni sindacali devono concorrere, in conformità del
resto al primo articolo della legge del 3 aprile 1926 n. 563, al
mantenimento del Consiglio delle ricerche scientifiche.
Io voglio additare come esempio
alla Nazione e alle organizzazioni sindacali stesse la Confederazione
nazionale fascista della gente del mare e dell'aria. È questa
che, prima, si è rivolta al Consiglio delle ricerche,
ponendosi a sua disposizione perché studiasse i mezzi di
salvataggio in mare e la migliore utilizzazione dei combustibili
delle macchine marine, offrendo a tale scopo la somma di lire 100.000
«con uno sforzo che è contenuto solo dalla modestia dei
suoi mezzi». È con queste parole che la Confederazione
ha fatto la sua offerta. Si tratta di lavoratori, i quali hanno
immediatamente compreso l'importanza del problema.
Tra tutti i paesi, sono i più
ricchi quelli che primi hanno compreso tale verità. E noi
assistiamo ad una sempre più intensa ricerca scientifica, a
vantaggio dell'industria, dell'agricoltura, della difesa
dell'economia del Paese. L'Italia non può essere assente in
questo campo.
Signori del Consiglio, nel
porgervi il mio saluto augurale, io vi dico che l'Italia ha bisogno
di voi. Vi invito pertanto ad assumere il vostro ufficio col
sentimento di compiere un alto dovere nazionale.
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