Relazione alla Camera sugli Accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
Questa storica
relazione fu esposta da S. E. il Capo del Governo alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 14 maggio:
Onorevoli camerati!
Non è per ovvia
consuetudine che io comincio il mio discorso col mandare un
ringraziamento alla Commissione dei 18 che ha esaminato i disegni di
legge, e particolarmente al relatore on. Solmi, che ha compiuto opera
sotto ogni aspetto egregia. Così pure voglio sottolineare la
serenità e l'importanza della discussione che su questo
delicato argomento si è svolta, e, come anticipazione, in sede
di discussione sull'indirizzo dì risposta al discorso della
Corona, e in sede di discussione dei disegni di legge.
Mi rammarico di non aver potuto
ascoltare tutti i discorsi; però li ho letti nei testi
stenografici e saranno tutti raccolti a mia cura e pubblicati dalla
Libreria del Littorio. La Nazione italiana deve sapere che la
discussione s'è svolta con grande dottrina, con fervida
passione e che è stata degna del temperamento politico di
questa Assemblea. Dico politico, poiché tale è la
parola che definisce quest'Assemblea. Il giorno in cui questa parola
non avesse più senso, la sorte dell'Assemblea sarebbe segnata.
Tuttavia mi sia concesso di
riprendere la formula con la quale l'on. Solmi chiudeva il discorso
nella seduta di sabato. Egli ha detto: «Chiesa libera e
sovrana; Stato libero e sovrano». Possiamo trovarci di fronte a
un equivoco: è urgente quindi chiarire le idee. Questa formula
potrebbe far credere che ci sia la coesistenza di due sovranità.
Un conto è la città del Vaticano, un conto è il
Regno d'Italia, che è lo Stato italiano. Bisogna persuadersi
che tra lo Stato e la Città del Vaticano c'è una
distanza che si può valutare a migliaia di chilometri, anche
se per avventura bastano cinque minuti per andare a vedere questo
Stato e dieci per percorrerne i confini.
(segue...)
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