(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Voi vedete che Napoleone, nel
primo urto, e la Republica Romana nel secondo, hanno sempre dinanzi
questo problema, come far sì che il Papa non sia suddito di
alcun potere, perché — come dice De Maistre — il
Papa nasce sovrano. Anche i pochi mesi della Repubblica Romana
aggiunsero altro piombo nelle ali del principato civile dei Papi.
Siamo all'anno grigio e angoscioso; il '49. La Rivoluzione italiana
ha un tempo di arresto; tuttavia, prima ancora della spedizione di
Crimea, ci sono i moti di Milano, disgraziati, e le forche eroiche, e
cristiane anche, di Belfiore. Cavour ha un lampo di genio, quando
decide di mandare le sue truppe in Crimea. Chi tra i due aveva torto,
Cavour che diceva: «mandate i piemontesi in Crimea, se volete
contare qualche cosa nel mondo» — e in ciò era
appoggiato dalla più potente apparizione della storia del
Risorgimento italiano, parlo di Giuseppe Garibaldi — o Mazzini,
così ostile alla spedizione in Crimea che giunse sino a
stampare un manifesto, nel quale si consigliavano i soldati
piemontesi a disertare? Aveva ragione Cavour, aveva ragione
Garibaldi. Se il Piemonte non fosse andato in Crimea non sarebbe
andato a Parigi; e se non fosse andato a Parigi, non avrebbe avuto
voce nel concerto delle potenze europee. Si può dire che,
andando in Crimea, fu assicurato nel 1859 lo sviluppo ulteriore della
Rivoluzione italiana.
Siamo al decennio della storia
italiana che si può chiamare fantastico e per la rapidità
degli avvenimenti e per la loro importanza. Nel '60, la spedizione
dei Mille; e i plebisciti. Perdute le Marche e l'Umbria, il potere
temporale dei Papi è ormai ridotto al Lazio. Nell'ottobre del
'60 si può dire che l'unità della nazione sia compiuta.
A proposito, bisogna aprire una
parentesi. L'abbiamo compiuta molte volte questa unità! Nel
1870 si disse che l'avevamo compiuta ed era vero; ma poi ci siamo
accorti che nel 1918 c'era ancora qualche cosa da fare...
(segue...)
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