(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Appunto perché, sul finire del '60 mancavano soltanto la Venezia e il Lazio all'unità della Patria, il problema di Roma diventava sempre più spasimoso e urgente. I progetti fiorivano. I liberali toscani, per esempio, guidati dal Salvagnoli, se ne andarono a Parigi per proporre a Napoleone di lasciare Roma al Pontefice, più una striscia sino al mare. Nel febbraio-marzo 1860 Vittorio Emanuele II, a mezzo dell'abate Stellardi, elemosiniere di Corte, avendo come obbiettivo il riordinamento dello Stato Pontificio, proponeva che «il Re di Sardegna esercitasse nella Romagna, nell'Umbria e nelle Marche il potere esecutivo sotto l'alto dominio del Pontefice, la cui suprema autorità avrebbe formalmente riconosciuta e rispettata».
      L'11 ottobre 1860 Cavour pronunzia un discorso e dice: «durante gli ultimi 12 anni la stella polare di Vittorio Emanuele fu l'aspirazione all'indipendenza nazionale. Quale sarà questa stella riguardo a Roma? La nostra stella, o signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la Città eterna, nella quale venticinque secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico. Affermai e ripeto che il problema di Roma non può, a mio avviso, essere sciolto con la sola spada».
      Gli avvenimenti precipitano. Nel dicembre 1860 si scioglie la Camera; il 27 gennaio 1861 ci sono i comizi elettorali in tutta la penisola, esclusi il Lazio e la Venezia Euganea; il 19 febbraio 1861 si apre l'ottava legislatura, la prima del Parlamento italiano; il 26 febbraio 1861 si approva, al Senato, con due voti contrari, un disegno di legge per la proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d'Italia. Il 15 marzo 1861 lo stesso progetto di legge viene approvato ad unanimità dalla Camera. Il Cardinale Antonelli in nome del Pontefice manda in data 15 aprile una protesta agli Stati. Ma intanto Cavour, come sarà più ampiamente documentato nei volumi che sono in corso di stampa, aveva veramente l'angoscia di giungere a una conclusione nelle trattative col Sommo Pontefice.

(segue...)