(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      La capitolazione della Città leonina veniva esclusa. In data 29 agosto del 1870 il Ministro degli esteri Visconti-Venosta mandava una Circolare agli Ambasciatori e Ministri d'Italia, da comunicare ai Governi, nella quale così si esprimeva:
      «Il Sovrano Pontefice conserva la dignità, l'inviolabilità di tutte le altre prerogative della Sovranità e inoltre le preminenze verso il Re e gli altri Sovrani che sono stabilite per consuetudine. Il titolo di Principe e gli onori relativi sono riconosciuti ai Cardinali della Chiesa Romana. La Città leonina resta sotto la piena giurisdizione e sovranità del Pontefice. Si sa che il Tevere divide la città in due parti, di cui l'una situata sulla riva destra del fiume, portò un tempo il nome di Città Santa. La Città leonina contiene oggi una popolazione di 15 mila anime e sarebbe suscettibile di contenerne di più. Possiede una grande quantità di Chiese e Palazzi. La Chiesa di San Pietro, il Vaticano e le sue vaste dipendenze, le tombe degli Apostoli e dei Papi più illustri, i numerosi monumenti religiosi ed artistici fanno della Città leonina una città rimarchevole ed una splendida residenza per il Capo sovrano della Cattolicità».
      Quando a Villa Albani, nella mattinata del 20 settembre 1870, fu firmata la capitolazione per la resa della piazza di Roma tra il Comandante generale delle truppe di S. M. il Re d'Italia e il Comandante generale delle truppe pontificie, veniva stabilito: «la Città di Roma, tranne la parte che è limitata a sud dei bastioni di Santo Spirito e che comprende il Monte Vaticano, Castel Sant'Angelo e gli edifici costituenti la Città leonina, il suo armamento completo, bandiere, armi, magazzini di polvere, ecc., saranno consegnati alle truppe di S. M. il Re d'Italia. Tutta la guarnigione del Palazzo uscirà con l'onore delle armi, con bandiere armi e bagagli, tutte le truppe straniere saranno sciolte e subito rimpatriate per cura del Governo italiano. Le truppe indigene saranno costituite in deposito, senz'armi, e nella giornata di domani saranno mandate a Civitavecchia. Sarà nominata, da ambo le parti, una Commissione composta da un ufficiale d'artiglieria, ecc.». Per l'esercito italiano firmavano il Capo dello Stato Maggiore, generale Domenico Primerano, e il Luogotenente generale comandante il IV Corpo d'Esercito, Conte Raffaele Cadorna; per l'altra parte: il generale comandante le armi a Roma, Kanzler.

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