(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]

      Voi vedete che, anche quando le truppe di Cadorna entrarono a Roma, non varcarono il Tevere, non si spinsero sulla riva destra del Tevere e anche quando essendosi determinati disordini nella Città leonina, furono chiesti rinforzi al Generale Cadorna, questi, in una lettera al Cardinale Giacomo Antonelli, rispose che «avrebbe mandato truppe per sedare i tumulti, ma non vi sarebbero rimaste».
      Quando fu convocato il Plebiscito furono esclusi dalla convocazione gli abitanti della Città leonina, i quali però, il 2 ottobre, votarono lo stesso, e la sera si recarono in Campidoglio, dove furono ricevuti dal padre del nostro camerata Blanc, il quale fece passare i trasteverini, col loro Plebiscito, colle bandiere e le fiaccole, e il Plebiscito fu accolto. Sette giorni dopo una Commissione si recava da S. M. il Re, a Firenze, per portare il risultato del plebiscito romano. Questa Commissione si componeva di nomi che hanno ancora un'eco nei nostri cuori: Duca Michelangelo Caetani di Sermoneta, Emanuele dei Principi Ruspoli, Principe Baldassare Odescalchi, Cavalier Vincenzo Tittoni, il Principe di Teano poi c'erano anche le rappresentanze della zona di Civitavecchia, di Viterbo, di Frosinone e di Velletri. Ecco che cosa disse S. M. il Re, ricevendoli:
      «Io, come Re e come Cattolico, nel proclamare l'unità d'Italia, rimango fermo nel proposito di assicurare la libertà della Chiesa e l'indipendenza del Sovrano Pontefice. E con queste dichiarazioni solenni, io accetto dalle vostre mani, egregi signori, il plebiscito di Roma e lo presento agli italiani, augurando che essi sappiano mostrarsi pari alla gloria dei nostri antichi e degni delle presenti fortune».
      Magnifiche parole, degne di un gran Re.
      Nello stesso giorno veniva emanato un decreto Reale da Firenze, importantissimo. Questo decreto dice:
      «Art. 1. - Roma e la provincia romana fanno parte integrante del Regno d'Italia.

(segue...)